7.16.3 Hydrocracking L’ è un processo catalitico che può essere impiegato per la conversione di residui molto pesanti o ricchi di metalli, ma anche gasoli da vacuum o distillati medi, ottenendo GPL, benzine, kerosene, distillati medi, lubrificanti e alimentazioni per il cracking catalitico e per la petrolchimica. A differenza del cracking catalitico si opera in pressione di idrogeno con il risultato di non ottenere tra i prodotti olefine, mentre si ha una eliminazione dei composti solforati, azotati ed ossigenati. Inoltre, si ottengono apprezzabili quantità di paraffine isomere che incrementano il numero di ottano, mentre si abbassa notevolmente la produzione di coke per cui possono essere impiegati reattori a letto fisso. I catalizzatori impiegati sono di tipo bifunzionale, catalizzano cioè sia le reazioni di cracking che quelle di idrogenazione/deidrogenazione. Questa azione è sostenuta da nichel o ossidi di cobalto e molibdeno, resistenti all’idrogeno solforato, comunque supportati su allumina che catalizza le pirolisi. hydrocracking Un esempio di processo è illustrato in Fig. 7.39, dove la carica, dopo l’aggiunta di idrogeno, viene preriscaldata in E1 ed inviata prima al forno B1 e successivamente ai reattori R1 e R2. Nel primo reattore si hanno le reazioni di desolforazione, deossigenazione e deazotazione, mentre nel secondo le reazioni di cracking. In base al tipo di carica si possono avere temperature tra 260 °C e 480 °C e pressioni tra 35 e 210 bar. I prodotti in uscita passano al separatore dell’idrogeno D1, ad alta pressione, ed al separatore dei gas, a bassa pressione D2. Quindi si passa alla colonna debutanatrice C1 che separa dalla testa il butano, mentre il prodotto di fondo passa alla colonna di frazionamento C2 che separa benzine leggere dalla testa e benzine pesanti e gasolio dai tagli laterali. Infine, il fondo viene riciclato al reattore. Processo di Hydrocracking Fig. 7.39 Hydrocracking.