Nell’esempio di Fig. 10.5 il mais viene inizialmente macinato in corrente d’acqua nel mulino P1. La pasta così ottenuta viene conservata nel polmone D1 da dove passa alla cottura in un bollitore continuo D2, riscaldato con vapore diretto. Nel bollitore si raggiungono temperature di circa 175°C e pressioni di 2 bar, con un tempo di permanenza di circa 5 minuti. Con questa operazione gli amidi, presenti nel mais sotto forma di microscopici granuli, si rigonfiano fino a scoppiare formando un gel. Fig. 10.4 Produzione di bioalcol da soluzioni zuccherine. Quindi la temperatura viene abbassata, prima per passaggio nella camera di flash D3 e successivamente per raffreddamento con acqua nello scambiatore E1. Al gel così ottenuto vengono aggiunti enzimi amilasi presenti nel malto, ottenuto dalla germinazione dell’orzo. Questi enzimi hanno lo scopo fondamentale di catalizzare l’idrolisi dell’amido per ottenere prima maltosio ed infine glucosio secondo la reazione complessiva: La reazione avviene in un miscelatore tubolare (R1) con un tempo di permanenza di pochi minuti alla temperatura di non oltre 60°C, temperatura limite sopra la quale si inattiverebbe l’enzima. A questo punto può essere aggiunta una portata di riciclo proveniente dalla coda dell’impianto, costituita dal brodo di coltura privato dell’alcol prodotto. Oltre al recupero del glucosio non trasformato, il riciclo consente di abbassare il pH e di fornire i nutrienti ai lieviti. La miscela ottenuta insieme ai lieviti viene ulteriormente raffreddata, per passaggio attraverso serpentini ad acqua (E2), e introdotta al fermentatore (R2), dove si abbassa il pH ai valori ottimali, pH 4,8 ÷ 5, con acido solforico diluito, mentre la temperatura viene controllata in maniera che non superi i 32°C. Idrolisi enzimatica dell’amido