50 s Classe terza Prova 4 testi non letterari Il petrolio 5 10 15 20 25 30 35 Il petrolio scatena emozioni e passioni straordinarie, perché è innanzitutto una grande tentazione. La tentazione di acquistare con poca fatica fortune colossali, forza, successo e potere. un liquido sporco e maleodorante che sgorga docilmente verso l alto e poi ricade in forma di frusciante pioggia di soldi. Scoprire e possedere un giacimento petrolifero equivale a trovare un tesoro regale dopo una lunga marcia sotterranea. Non solo si diventa ricchi: si è anche pervasi dalla mistica convinzione che una forza superiore abbia posato su di noi il suo occhio benevolo, elevandoci magnanimamente al di sopra degli altri, scegliendoci come suoi favoriti. Sono molte le fotografie che immortalano l attimo in cui il primo getto di petrolio schizza fuori da un pozzo: la gente salta, si abbraccia, piange di gioia. difficile immaginare un operaio, addetto alla catena di montaggio, in preda all euforia per aver avvitato l ennesima vite, o un contadino sudato ma felice di spingere l aratro. Il petrolio crea l illusione di un esistenza completamente diversa, offre il miraggio di una vita facile e senza fatica. un veleno che contagia la mente, annebbia la vista, corrompe i cuori. La gente dei paesi poveri sospira: Dio mio, potessimo avere il petrolio! L idea del petrolio esprime perfettamente l eterna aspirazione dell umanità alla ricchezza ottenuta per caso, per un colpo di fortuna e non a forza di lavoro e sudore della fronte. In questo senso il petrolio è una favola e, come ogni favola, menzognero. Con il petrolio! , diceva l ultimo scià1, creerò una seconda America nel corso di una generazione! E invece non l ha creata. Il petrolio è potente, ma ha i suoi limiti: non sostituisce né il pensiero né l intelligenza. Una delle sue qualità più seducenti per i sovrani è quella di rafforzare il potere. Il petrolio produce grossi profitti, ma dà lavoro a poca gente. Il petrolio non genera molti problemi sociali: non crea né un proletariato numeroso, né una numerosa borghesia, per cui il governo, non essendo obbligato a dividere i profitti, può disporne a suo completo piacimento. In una foto scattata a Teheran il 23 dicembre 1973 lo scià, circondato da un baluardo di microfoni, parla in una sala gremita di giornalisti. Mohammed Reza2, che in genere ostenta modi impeccabili e uno studiato ritegno, stavolta non riesce a nascondere l emozione, il nervosismo e persino notano i giornalisti un eccitazione febbrile. In effetti il momento è solenne e gravido di conseguenze per il mondo: lo scià annuncia il nuovo prezzo del petrolio. In neanche due mesi il prezzo è quadruplicato e l Iran, cui finora l esportazione di questa materia prima ha fruttato cinque miliardi di dollari l anno, d ora in poi ne incasserà venti. Aggiungiamo che l unico a disporre di questa esorbitante somma di denaro sarà lo scià. Nel suo regno autocratico può farne quello che vuole: gettarla in mare, spenderla in gelati o chiuderla in un forziere dorato. Niente di strano che allo scià sia successo quel che è successo, vale a dire che abbia perso la testa. Invece di convocare famiglia, generali 1. scià: titolo del sovrano dell Iran. 2. Mohammed Reza: scià dal 1941 al 1979.