74 s Classe terza PROVE INVALSI COMPLESSIVE Prova 1 parte prima TESTO A La balia 5 10 15 20 25 30 35 Tat ja Ivanovna rimase per alcuni minuti ad ascoltare il rumore dei sonagli che si allontanava. Come vanno veloci pensò. Era in piedi in mezzo al viale e si teneva lo scialle stretto sul viso con entrambe le mani. La neve, secca e leggera, le entrava negli occhi come polvere. Si era levata la luna, e le tracce della slitta, scavate profondamente nel suolo ghiacciato, scintillavano di una luce azzurrina. Il vento girò, e subito la neve cominciò a cadere con violenza. Il flebile tintinnio dei sonagli era cessato; gli abeti carichi di ghiaccio scricchiolavano nel silenzio con un gemito sordo, come di sforzo umano. La balia tornò lentamente verso casa. Pensava a Kirill e a Jurij1 con una sorta di doloroso stupore. La guerra Immaginava vagamente un campo e dei cavalli al galoppo, e granate che esplodevano come baccelli maturi proprio come su un illustrazione intravista dove? Su un libro di scuola, forse, che i bambini avevano colorato Quali bambini? Quei due lì, oppure Nikolaj Aleksandrov c e i suoi fratelli? In certi momenti, quando era stanca, come quella notte, li confondeva nella memoria. Un lungo sogno confuso Non si sarebbe svegliata, come un tempo, alle grida nella vecchia camera? Cinquantun anni All epoca aveva anche lei un marito, un figlio Erano morti entrambi. Era passato così tanto tempo che a volte faceva fatica a ricordarne le sembianze Sì, tutto finisce, tutto è nelle mani di Dio. Rientrata in casa, salì da Andrej, il più piccolo dei ragazzi affidati alle sue cure. Dormiva ancora accanto a lei, nella grande stanza d angolo che era stata di Nikolaj Aleksandrov c e, dopo di lui, dei suoi fratelli e delle sue sorelle. Erano tutti morti, o se n erano andati in paesi lontani. La camera sembrava troppo ampia, troppo alta per i pochi mobili che restavano, il letto di Tat jana Ivanovna e il lettino di Andrej con le tendine bianche e la piccola icona antica appesa tra le sbarre. Un bauletto per i giocattoli, un vecchio banco di scuola in legno, che un tempo era stato bianco, ma che quarant anni di uso avevano levigato e tinto di un grigio pallido come fosse di lacca Quattro finestre spoglie, un vetusto pavimento di legno rossastro Di giorno, tutto questo era inondato da fiotti di aria e di luce. Ma quando scendeva la notte e si creava uno strano silenzio, Tat jana Ivanovna diceva: ora che ne vengano altri . Accese una candela, che illuminò debolmente il soffitto dipinto con angeli dalle grasse facce maligne, protesse la fiamma con un cono di cartone, e si avvicinò ad Andrej. Il bimbo era immerso nel sonno, la testa bionda sprofondata nel guanciale; lei gli toccò la fronte e le manine abbandonate sul lenzuolo, poi gli si sedette accanto, al suo solito posto. Di notte restava così per ore, in uno stato di dormiveglia, a sferruzzare, intorpidita dal calore della stufa, pensando al tempo passato e al giorno in cui Kirill e Jurij si sarebbero sposati e nuovi bambini avrebbero dormito lì. Presto Andrej se ne sarebbe andato. A sei anni i maschietti venivano trasferiti al piano di sotto, dove avrebbero vissuto con 1. Kirill e a Jurij: i figli più grandi della famiglia Karin che partono per la guerra.