modulo 3 125 Verba in itinere Ornamenta In età imperiale le matrone romane curavano moltissimo l abbigliamento, le acconciature, amavano i gioielli; belle ed eleganti ce le restituiscono le statue. Le vediamo drappeggiate nella tunica, parola che è entrata nel nostro vocabolario senza mutazioni. La stola, un lungo abito che copriva la tunica, vocabolo invariato, è ora una larga striscia di pelliccia o di lana o di seta che copre le spalle. Gli abiti, vestes, da cui «vestito potevano essere di vari materiali, anche di seta, sericae. Questo termine risale a Seres, un popolo asiatico abile nella lavorazione di quel filo sottilissimo, tanto apprezzato dalle matrone. Le donne di rango si facevano acconciare e truccare: indispensabili erano piccole telae, da cui teletta, toeletta, termine successivamente usato per indicare il locale dove avveniva la pulizia del corpo. In Francia la parola toilettes è in uso con il significato di servizi igienici. Un elemento decorativo e anche utile per ripararsi dai raggi del sole era l umbella, da umbra; in italiano «ombrello , «ombrellifero . Per quanto riguarda i gioielli, singolare è l etimologia di monile, gioiello, che in latino deriva da munus = dono: in italiano il termine è rimasto invariato e ha conservato lo stesso significato. L anulus = cerchio è diventato nella lingua d arrivo «anello , da cui «anulare , il quarto dito della mano, in cui si è soliti portare l anello. Le pietre preziose ornavano anelli, tiare, abiti ed erano colorate, oppure splendenti come l adamans = diamante, cosa che non si doma per la sua durezza, in senso traslato con riferimento alla durezza del cuore. «Rubino trae origine dall aggettivo ruber = rosso, vocabolo indoeuropeo, con una radice rehud, filtrato nell inglese red e nel tedesco rot. Smaragdus ha dato origine a «smeraldo , sapphirus, di provenienza orientale, a «zaffiro . Anche gli uomini volevano dare di sé un immagine imponente e maestosa, immortalati nella loro toga. Il vocabolo risale al verbo teg re = coprire, vocabolo rimasto tale nella nostra lingua, corrispondente al lungo abito nero indossato dai magistrati o dai docenti universitari nelle cerimonie ufficiali. Degno di attenzione è un altro indumento, il pallium, termine che deriva da pellibus, perché gli antichi usavano pelli per ripararsi dal freddo. Ora il «pallio è usato solo nella liturgia cattolica ed è una striscia indossata dagli arcivescovi di nuova nomina. L abbigliamento dei soldati era costituito anche da bracae, vocabolo di provenienza celtica, indicante calzoni lunghi indossati dalle popolazioni galliche, sconosciuti ai Romani, ma in seguito adottati dall esercito romano. Da qui ha origine «brache , ora usato per indicare l allacciatura degli operai che devono stare sospesi nel vuoto, «imbracati , o per definire chi se ne sta comodamente sdraiato, con camicia e pantaloni sbottonati, attraverso l aggettivo derivato «sbracato . Le bracae erano strette da un cingulum: il passo per arrivare a «cinghia , «cintura è breve. La lingua latina ha lasciato tracce anche per quanto riguarda le calzature: i socci sono diventati «zoccoli , le soleae si sono trasformate in «suole e addirittura in «sogliole , pesce che ricorda nella forma un sandalo largo e piatto. I Romani erano dei combattenti e i soldati valorosi avevano in premio un torquis, da