Presentazione modulo 3 Civiltà e vita quotidiana 95 modulo 3 I 12 moduli del corso di latino per il biennio dei licei sono strutturati su un importante argomento di civiltà romana presentato e illustrato nelle pagine di apertura. Civiltà e vita quotidiana La cosmesi e l abbigliamento a Roma Specchio in argento proveniente da Pompei (Napoli, Museo Archeologico Nazionale). Per lei: dalla pettinatrice Capelli lunghi (longi capilli), trecce, riccioli, pettinature alte, spilloni, posticci, tiare, spume batave (spumae batavae), unguenti, profumi, tinture, ombretti erano di moda fra le donne romane. La toilette cominciava con l acconciatura dei capelli, affidata a mani esperte di pettinatrici (ornatrices) che potevano recarsi nelle case di lusso, o viverci abitualmente, o prestare il proprio sevizio nelle botteghe, diffuse soprattutto nei quartieri mercatali. Nelle fanciulle le pettinature erano semplici: i lunghi capelli venivano raccolti in trecce sulla nuca, formando una crocchia sul capo. Le acconciature nelle dominae erano più complicate, perché i capelli venivano arricciati con il ferro caldo (calamistrum), raccolti talora a formare diversi piani e i riccioli erano fermati con spilloni e nastri ricamati (fasciae pictae) in oro e pietre preziose. Alcune Romane facevano uso di posticci per creare effetti straordinari; molto apprezzati erano i capelli neri provenienti dall India o quelli biondi, di origine nordica. In questo secondo caso, venivano usate tinture per schiarire i propri con le spume batave. Il poeta Ovidio dà consigli da vero esteta: chi ha Elegante sobrietà maschile La figlia dell imperatore Tito sfoggia una pettinatura alla moda (Roma, Musei Capitolini). Colombella portaprofumo in vetro soffiato (Torino, Museo di Antichità). un volto lungo deve portare capelli divisi sulla fronte; chi ha un volto tondo deve raccogliere i capelli in alto e lasciare libere le orecchie... gli occhi, sfumando le palpebre con ombretti e annerissero le ciglia con fuliggine, con nero di seppia, o con una pomata a base di formiche arroventate su di una piastra calda. Anche le labbra assumevano un colore rosso con l applicazione di pomate ricavate dal mosto di uva. I profumi, molto apprezzati, erano conservati in preziose ampolle (ampullae); piacevano quelli di gusto orientale prodotti con mirra, spezie, incenso Ricette (praecepta) dettagliate servivano alla preparazione di creme e di unguenti anti-age e prevedevano ingredienti costosi e difficili da reperire, come farina di corno caduco di cervo. Molto più semplici erano i costumi delle donne romane durante la monarchia e nei primi tempi repubblicani. ... e dall estetista Ultimata l acconciatura, la donna si affidava alle ancelle affinché le cospargessero le guance di crema bianca (alba cerussa), le evidenziassero modulo 3 Mores Romani De ornamentis D altronde anche per gli uomini si possono distinguere vari periodi per quanto riguarda l uso di radersi e di tagliarsi i capelli: fino al III secolo a. C. i Romani portavano generalmente barba e capelli lunghi, poi si affermò l abitudine di affidarsi alle cure del barbiere. I giovanissimi si lasciavano crescere la peluria, dopodiché 2 Linea cosmetica per il viso Scribit po ta Ovidius: «Paucae matronae vero sunt pulchrae: formae curae vos (vi, acc.) reddent pulchras; femina non curata deflorescet etsi (anche se) est pulchra velut dea . Feminae adhibebant formae mixturas creatas plumbo: deinde lenticulae maculas delebant, lupini impura tollebant, narcissi bulbi reddebant pellem (la pelle, acc.) delicatam, butyrum et vaccae placenta erant remedium contra pustulas (le pustole). Formae signum erat candidus vultus (un volto, nom.); nam po ta Catullus ad prandium amicum invitat «non sine candida puella . Ancillae cerussam adhibebant et si matronae roseum vultum (un volto, acc.) desiderabant, Selinae terram adhibebant. Formae signum etiam naevus erat! Naevi locus diversa indicabat. Ex Graecia Romam proveniebant multa unguenta facta (fatti) odorosis florum (di fiori) foliis. Balineum in asinae lacte (con il latte) reddebat pellem (la pelle, acc.) delicatam, nam Poppea et Messalina semper multas asinas poscebant. Po ta Iuvenalis (Giovenale) formae curam vituperavit nam putabat unguenta odorosa solum apta adulteris. 3 Gioielli da sogno Romanae matronae gemmas amabant: armillas, longos inaures (orecchini, acc.), crotala, fibulas, diademas, induebant. Aurum, smaragdos, margaritas amabant; margaritae etiam in comis et in tunicis erant. Apuleius dicit: «Matronae hodie desiderant in margaritas ambulare . Fortunata in Satyricon eripit sibi (a sé) armillas, gemmas et eas (li) Scintillae ostendit. Scintilla suos inaures (orecchini) ostendit et dicit: «Sola habeo has gemmas! Matronae Romanae etiam ectypas sculpturas ex (di) conchylio et ex (di) corallio amabant. Narrabant hanc fabulam: Perseus Medusam necavit: ex Medusa guttae sanguineae fluxerunt: vitam habuit corallium. Putabant corallium amuletum contra pericula, morbos, animae morbos. p gemmae g viperae p fformam habebant: vipera p initii et termini signum g est: iam apud p Saepe ip i (stagionale) ificabat. cy anni temporis g significabat. Aegyptios vipera cyclum ett novam vitam signif modulo 3 126 ciatugliamento, le accon ano moltissimo l abbi vediamo drappeggiate matrone romane curav le statue. Le In età imperiale le ce le restituiscono stola, un lungo li; belle ed eleganti senza mutazioni. La re, amavano i gioiel nel nostro vocabolario larga striscia di pelliccia o di lana ta entra è che a nella tunica, parol invariato, è ora una la tunica, vocabolo abito che copriva seta, sericae. le spalle. materiali, anche di o di seta che copre ano essere di vari quel filo sottiliscui «vestito potev nella lavorazione di Gli abiti, vestes, da popolo asiatico abile un Seres, a risale Questo termine ne. matro dalle zzato simo, tanto appre nte agli ornamenta Area sematica affere LATINO m. adamas, adamantis, anulus, -i, m. braca, -ae, f. cingulum, -i, m. monile, -is, n. pallium, -ii, n. m ruber, rubra, rubru sapphirus, -i, m. smaragdus, -i, m. soccus, -i, m. solea, -ae, f. stola, -ae, f. tela, -ae, f. toga, -ae, f. tunica, -ae, f. umbella, -ae, f. vestes, -is, f. modulo 3 ITALIANO o, diamantino diamante, adamantin anello, anulare sbracato brache, imbracato, ia di trasmissione cinghia, cintura, cingh monile pietra pallio (calcare usato come o, rosso di Verona rosso, rosso d uov decorativa) zaffiro riore di smeraldo ne della parte infe i cavalli, decorazio ne su cui si può fare zoccolo, unghia de duro : parte di perso uno stabile, «zoccolo affidamento la suola, risuolare, soglio stola ciatura, trucco tela, toeletta: accon toga, discorso togato sommitunica nfiorescenza sulla ifere (piante con i ombrello, ombrell tà), ombrellone a, veste poetica lia, veste tipografic g a t s e v , o i r a i t s e v , veste, vestito L imperatore Lucio Vero (II sec. d.C.) ha una folta capigliatura e una corta barba, curate e ricciute (Torino, Museo di Antichità). 125 Verba in itinere 1 La bellezza è importante, l onestà ancor di più Scribit po ta Ovidius: «Servate, matronae, vestram formam! Agricultura in pomis aspera emendat. Pulchra placent: viri alta tecta auro et nigram terram albo marmore (con marmo) tegunt, lanam tingunt in Tyri calidariis; viri ebur (l avorio, acc.) fingunt, quod (che) India producit. Solae Sabinae matronae non amabant ornamenta: agros curabant, non se (se stesse); rubicunda matrona lanam tractabat, agnos in stabula ducebat, in foculum ramos iactabat. At vos (voi, nom.) delicatae estis, desideratis vos (voi, acc.) auratis togis tegere, desideratis multa comae ornamenta, desideratis longos et ponderosos inaures (orecchini). Vobis (Per voi) pulchrum est solum vobis (a voi) placere: velut pavo (un pavone) plenae gloriae estis. Sed primum animum curate. Anni formam vastabunt, solum honestum resistet, solum in honesto debetis, puellae, ponere vestrum amorem (amore) . La veste ufficiale dei Romani era la toga (toga): ampia, drappeggiata di lana bianca, tagliata a ellisse, generalmente senza ornamenti. La praetexta era invece ornata con una balza di porpora ed indossata dai fanciulli, da alcuni sacerdoti e dai sommi magistrati, la toga picta era quella del trionfo, la trabea, l abito dei sacerdoti. La toga risultava però poco pratica e difficile da indossare tanto che era necessario l intervento di un servo per drappeggiarla, secondo l uso del tempo. Così in epoca imperiale essa fu sostituita dal pallium, più corto, dalla lacerna, una sorta Per lui: barba e capelli Elaborate acconciature femminili ottenute con il calamistrum (Roma, Musei Capitolini). 124 andavano dal tonsore e il taglio diventava motivo di grande festa. Non si curava l aspetto chi era in lutto o doveva presentarsi in tribunale per un processo; i filosofi si lasciavano crescere la barba come segno distintivo. Anche gli uomini amavano «farsi belli : non rinunciavano ad arricciare i capelli con il ferro, trascorrevano ore dal barbiere che usava creme e unguenti profumati (unguenta). Nel periodo imperiale molti erano coloro che volevano ritornare agli antichi costumi (antiqui mores) e invitavano alla moderazione, ma erano inascoltati dai più. Ornamenta In età imperiale le matrone romane curavano moltissimo l abbigliamento, le acconciature, amavano i gioielli; belle ed eleganti ce le restituiscono le statue. Le vediamo drappeggiate nella tunica, parola che è entrata nel nostro vocabolario senza mutazioni. La stola, un lungo abito che copriva la tunica, vocabolo invariato, è ora una larga striscia di pelliccia o di lana o di seta che copre le spalle. Gli abiti, vestes, da cui «vestito potevano essere di vari materiali, anche di seta, sericae. Questo termine risale a Seres, un popolo asiatico abile nella lavorazione di quel filo sottilissimo, tanto apprezzato dalle matrone. Le donne di rango si facevano acconciare e truccare: indispensabili erano piccole telae, da cui teletta, toeletta, termine successivamente usato per indicare il locale dove avveniva la pulizia del corpo. In Francia la parola toilettes è in uso con il significato di servizi igienici. Un elemento decorativo e anche utile per ripararsi dai raggi del sole era l umbella, da umbra; in italiano «ombrello , «ombrellifero . Per quanto riguarda i gioielli, singolare è l etimologia di monile, gioiello, che in latino deriva da munus = dono: in italiano il termine è rimasto invariato e ha conservato lo stesso significato. L anulus = cerchio è diventato nella lingua d arrivo «anello , da cui «anulare , il quarto dito della mano, in cui si è soliti portare l anello. Le pietre preziose ornavano anelli, tiare, abiti ed erano colorate, oppure splendenti come l adamans = diamante, cosa che non si doma per la sua durezza, in senso traslato con riferimento alla durezza del cuore. «Rubino trae origine dall aggettivo ruber = rosso, vocabolo indoeuropeo, con una radice rehud, filtrato nell inglese red e nel tedesco rot. Smaragdus ha dato origine a «smeraldo , sapphirus, di provenienza orientale, a «zaffiro . Anche gli uomini volevano dare di sé un immagine imponente e maestosa, immortalati nella loro toga. Il vocabolo risale al verbo teg re = coprire, vocabolo rimasto tale nella nostra lingua, corrispondente al lungo abito nero indossato dai magistrati o dai docenti universitari nelle cerimonie ufficiali. Degno di attenzione è un altro indumento, il pallium, termine che deriva da pellibus, perché gli antichi usavano pelli per ripararsi dal freddo. Ora il «pallio è usato solo nella liturgia cattolica ed è una striscia indossata dagli arcivescovi di nuova nomina. L abbigliamento dei soldati era costituito anche da bracae, vocabolo di provenienza celtica, indicante calzoni lunghi indossati dalle popolazioni galliche, sconosciuti ai Romani, ma in seguito adottati dall esercito romano. Da qui ha origine «brache , ora usato per indicare l allacciatura degli operai che devono stare sospesi nel vuoto, «imbracati , o per definire chi se ne sta comodamente sdraiato, con camicia e pantaloni sbottonati, attraverso l aggettivo derivato «sbracato . Le bracae erano strette da un cingulum: il passo per arrivare a «cinghia , «cintura è breve. La lingua latina ha lasciato tracce anche per quanto riguarda le calzature: i socci sono diventati «zoccoli , le soleae si sono trasformate in «suole e addirittura in «sogliole , pesce che ricorda nella forma un sandalo largo e piatto. I Romani erano dei combattenti e i soldati valorosi avevano in premio un torquis, da L argomento viene ripreso in chiusura nelle rubriche Mores Romani, con versioni mirate, e Verba in itinere in cui si mostra l evoluzione linguistica dei termini relativi all argomento stesso. Sull argomento del modulo viene proposto un brano d autore con la relativa traduzione. modulo 3 127 La parola ai testimoni Ovidio: un alleato delle donne Ovidio Nasone Publio (43 a.C.-18 ca d.C.) originario di Sulmona. Poeta alla moda brillante società romana, fu mandato da Augusto in esilio a Tomi (mar Nero, della a nulla valsero i suoi ten 8 d.C.); tativi rivolti all imperato re per ritornare a Roma più celebri furono Amore . Le sue o s, Ars Amatoria, Remedia amoris, Metamorfosi. Il Medica pere faciei contiene consigli alle donne per migliorare mina il proprio aspetto anche per la preparazione di cosmet con ricette ici riparatori. Nelle Metam favolosa con il continuo orfosi predomina un atm passaggio dall umano al osfera divino. «barocchi : l esuberanza dell immaginazione, la teatrali Sono riconoscibili alcuni tratti tà scenografica, la trasfor ne. L indagine psicologica, maziola fluidità metrica, la versific tutta la sua poesia. azione raffinata caratterizzano Cosmetici per un volto sempre splendido Ovidio, nel De medicamine faciei, un trattatello in 100 versi, esorta le donne a preserv loro bellezza e fornisce cinque ricette a base di ingredienti are la sempre liscio e risplendente. vegetali che garantiscono un volto Il trattato si presenta in contrasto ai radicati pregiud listici, considerando i cosmet izi moraici come naturale rivendi cazione delle donne a piacere belle; il gusto che ispira questi versi si inquadra e a farsi nel generale estetismo che società mondana della Roma caratterizzava la augustea. Nec tu pallentes dubita torrere lupinos et simul inflantes corpora frige fabas: utraque sex habeant aequo discrimine libras, utraque da nigris commi nuenda molis. Nec cerussa tibi nec nitri spuma rubentis desit et Illyrica1 quae venit iris humo: da validis iuvenum pariter subigenda lacertis (sed iustum trisitis uncia2 pondus erit). Addita de querulo volucru m medicamina nido ore fugant maculas: alcyone a vocant; pondere si quaeris quo sim contentus in illis, quod trahit in partes uncia secta duas. Ut coeant apteque lini per corpora possint, adice de flavis Attica3 mella favis. Quamvis tura deos irataqu e numina placent , non tamen accensis omnia danda focis. Tus ubi miscueris radenti corpora ponderibus iustis fac sit utrumq nitro, ue triens. 70 75 80 85