68 IL MISTERO DELLE STATUE RUBATE Mezzogiorno era suonato da un pezzo e l aria bruciava quando Gaspare e i suoi uomini giunsero davanti all agriturismo di Rinuccio. Nel parcheggio riservato ai clienti, dove avevano posteggiato le automobili, il sole aveva spazzato via anche l ultimo residuo d ombra. Di tutta la gente che fino a qualche ora prima affollava la strada e la piazzetta davanti all agriturismo non era rimasta anima viva. Soltanto le cicale («quelle bestiacce infernali, che Dio le maledica! , pensava Gaspare fra sé), facevano un fracasso del diavolo, nascoste chissà dove, ubriache di sole. «Vado a mettere qualcosa nello stomaco, ci vediamo in ufficio nel primo pomeriggio , disse Gaspare aprendo la portiera incandescente dell auto. «Sì, capo, io porto a casa la Rosetta , rispose Cecco. «E già che ci sei portaci anche me. Ho appuntamento con gli gnocchi al pesto della signora Fatima e non voglio farli aspettare , sghignò Piersanti accomodandosi senza tanti complimenti sul sedile rovente della vettura, accanto al posto di guida. «Allora ci vediamo in ufficio fra due ore, commissario , lo salutava Cecco. Ma Gaspare neanche lo sentiva più: aveva messo in moto l automobile, e senza neppure aprire i finestrini, incurante del caldo che gli bruciava le mani strette al volante arroventato, ora filava via come una freccia, immerso nei suoi pensieri, sparendo in una nuvola bianca di polvere e di sole. Frittelle di baccalà «Oggi ho troppa fame, Carlino, sarà per per un altra volta , borbottò il commissario salutando con una carezza frettolosa il gatto della trattoria Da Bruno. Cucina Casalinga , dove aveva ormai da anni l abitudine di andare a pranzo, quando non era invitato dalla zia Grigia o dalla zia Palmira. Il gatto lo aveva accolto gettandosi a terra supino e dimenandosi nella