Avventure e ancora avventure 123 E qui, Ulisse s interruppe, sopraffatto dalla commozione. Anche i Feaci erano molto commossi; Alcinoo avrebbe voluto dire qualcosa, per consolare l ospite, ma non riusciva a trovare le parole. Invece parlò Nausicaa, con la sua voce dolce e pacata: «Devi avere sofferto molto, Ulisse, i tuoi compagni erano come fratelli per te . «Hai detto bene, principessa: erano come fratelli , rispose l eroe, «comunque non c era neanche il tempo per piangerli. Dovevamo allontanarci in fretta, perché Cariddi (era lei a provocare quel putiferio di tempesta) avrebbe potuto travolgere la nave da un momento all altro. Fortuna volle che riuscissimo a superare lo Stretto di Messina senza altre complicazioni. Ma i miei compagni erano esausti, sembravano invecchiati di colpo . «Il dolore e le disgrazie abbattono il cuore degli uomini , sospirò Arete. « vero! , rispose Ulisse. «E nessuno lo sa meglio di me, regina. Io, infatti, soffrivo più degli altri, perché ero consapevole di ciò che ci aspettava. Di notte, camminavo avanti e indietro sul ponte della nave: guardavo i miei ragazzi dormire e dicevo fra me: Chissà se ritorneranno mai a casa! . Anche loro avevano moglie e figli; tanti, poi, avevano ancora i genitori che li attendevano, come il vecchio Laerte aspettava me, e si ostinava a non morire prima di avermi rivisto. Intanto i giorni passavano e Itaca era sempre lontana. Io continuavo a scrutare l orizzonte e il mare colore di viola, finché un bel giorno non vidi spuntare dal nulla quell isola . L isola del Sole «La Trinacria! , esclamò Nausicaa quasi con gioia. «Sì. un posto incantevole, parola mia, con prati che si perdono a vista d occhio, boschi e sorgenti, alcune visibili, altre nascoste in mezzo alle rocce e agli alberi della selva. Dappertutto si sente un rumore d acqua e l aria profuma di