148 VERSO ITACA I Proci, che erano stati presi alla sprovvista dall irruzione di Penelope, ascoltarono la sua sfuriata senza fiatare, finché Eurimaco non si decise a rompere il silenzio che era calato nella sala dopo il discorso della regina. Scattò in piedi e con la faccia tutta indignata, come uno che abbia appena ricevuto una grave offesa, sbottò: «Tutti dicono che sei una donna assennata. E fino a poco fa, anch io la pensavo così. Ma ora le accuse assurde che hai appena rivolto contro di noi, mi fanno credere il contrario. Che cosa ti è successo, regina? Hai mica fatto un brutto sogno? Oppure è stato qualche malalingua, qualche spione di quelli che godono a seminare zizzania, a metterti in mente tali assurdità? Beh, ora stammi a sentire: né a me, né ai miei compagni qui presenti è mai passato per la testa di uccidere tuo figlio. Sia chiaro! Nessuno gli torcerà un capello, né oggi, né mai: lo giuro qui solennemente, a nome mio e degli altri. E che gli dèi mi puniscano se dico il falso! . Il giovane tornò a sedersi, tutto superbo e soddisfatto di sé, mentre i principi si spellavano le mani a furia di applausi: «Parole sante, Eurimaco! E mal incolga a chi dice il contrario , gridavano all unisono. Poi, su proposta di Antinoo, si alzarono in piedi e brindarono alla salute di Penelope: «Che gli dèi proteggano la nostra bella regina e il suo nobile figlio! , dicevano ridacchiando, con gli occhi lustri per il vino, mentre Penelope, disgustata da quello spettacolo, abbandonava la sala e si ritirava nelle sue stanze. A casa Il mattino dopo, Eumeo si alzò di buon ora, come al solito, per accudire i suoi maiali. Poi diede la sveglia all eroe che dormiva profondamente raggomitolato in una misera coperta. «Alzati, straniero, andiamo in città , gli disse tenendogli un tozzo di pane e una manciata di ciliegie appena raccolte. «A quest ora Telemaco sarà già in piedi e anche la regina, che