154 10 Il colloquio di Ulisse e Penelope Iro Iro il Lardoso, Iro l Attaccabrighe, Iro Nasorosso, erano solo alcuni dei nomignoli che i Proci si divertivano ad appioppare a Iro, il mendicante più famoso di Itaca. Anzi, per essere precisi non era neppure un mendicante, ma un fannullone, uno che preferiva riempirsi la pancia a spese altrui, piuttosto che guadagnarsi il pane lavorando. Grande e grosso, con un faccione tondo come la luna piena, il naso rosso a patata, Iro era un incredibile babbeo. Credeva a tutto. Se gli dicevi che avevi visto un asino volare, lui ti chiedeva dove, quando, e in che direzione. Anche per questo, egli era lo spasso preferito dei Proci che si divertivano un mondo a prendersi gioco di lui e a fargliene di tutti i colori. Come se non bastasse, era anche un formidabile ghiottone, che appena sentiva il profumo dell arrosto o del pane sfornato strabuzzava gli occhi, annusava l aria e si dirigeva immancabilmente verso il luogo del banchetto. «Iro non avrebbe vergogna neppure degli dèi. Salirebbe persino sull Olimpo, se sentisse l odore della carne allo spiedo , ridevano i Proci. E avevano ragione: Iro non aveva paura di niente e non guardava in faccia a nessuno, se si trattava di mangiare. Così, quando entrò nella sala dei banchetti e vide Ulisse seduto in un angolo, mentre rosicchiava