La vendetta 173 L indovino All ora di pranzo, puntuali come al solito, arrivarono i principi. Si tolsero i mantelli bagnati di pioggia, si accomodarono sui troni, come se fossero a casa propria, e cominciarono a confabulare lanciando occhiate torve a destra e a sinistra. Argomento della loro conversazione era, neanche a dirlo, Telemaco che stava entrando nella sala dei banchetti in compagnia del pezzente. «Guardate: con lui è tutto riguardi e complimenti come se fosse chissà chi, mentre è solo uno straccione. E invece noi, che siamo nobili e dovrebbe baciare la terra dove posiamo i piedi, ci tratta con disprezzo e arroganza. No, così non si può andare avanti, ve lo dico io. Bisogna dargli una lezione , diceva Eurimaco. Ma Anfinomo lo interruppe: «Ci abbiamo provato già una volta e sappiamo tutti com è finita. E poi, stanotte ho fatto un brutto sogno . «Cos hai sognato, diccelo! , lo incalzavano i compagni. «Ho sognato un aquila che afferrava una colomba con i suoi artigli e se la portava via2 . «Embè? Le aquile sono uccelli predatori: prenderebbero anche te, se non fossi così grosso , rispose Pisandro fra le risate generali. «Con i sogni non si scherza3, ragazzi , osservò Tideo, «Anfinomo ha ragione. Lasciamo perdere Telemaco, per il momento, e pensiamo a mangiare: è la cosa più saggia . Gli altri approvarono le sue parole e si gettarono, famelici, sul cibo, senza perdere di vista Telemaco che nel frattempo 2 Ho via: Anfinomo interpreta il sogno come un annuncio di sventura e di morte. 3 Con scherza: i sogni rivestivano un grande valore nel mondo antico, in quanto si pensava contenessero un messaggio degli dèi, che in genere anticipava il futuro. Tale messaggio si esprimeva attraverso immagini che andavano interpretate, come nel caso del sogno di Anfinomo, dove la colomba predata dall aquila rappresenta i principi, il cui destino è di essere uccisi da Ulisse.