176 VERSO ITACA geva a malapena sulle gambe. Tutti levarono in alto le coppe e brindarono sghignazzando. E allora Eurimaco si rivolse a Telemaco con un sorriso cattivo: «Ma lo sai che i tuoi ospiti sono proprio strani! Prima ci porti uno straccione, e adesso un matto che vuol darci a intendere di essere un profeta . Ma Telemaco non gli rispose neanche, non lo degnò di uno sguardo. Non vedeva l ora che i Proci se ne andassero, per preparare con suo padre il piano della vendetta. L arco di Ifito L Aurora dal trono d oro inondava già il cielo di luce e le stelle si spegnevano a poco a poco, quando Penelope si svegliò. «Che brutta giornata! , pensò guardando le nuvolacce scure che ricoprivano i monti. «Anche oggi pioverà, come ieri , disse e si stirò le braccia, incerta se chiamare subito le ancelle o se restare da sola ancora un po . La seconda soluzione le parve migliore, e così, ancora sdraiata sul letto, cominciò a ripensare alle parole che Atena le aveva detto quella notte, in sogno. La dea aveva assunto l aspetto di sua sorella Iftime e le aveva parlato con dolcezza. «Cara, te lo ricordi quell arco che Ulisse ricevette in dono da Ifito? . «Certo che me lo ricordo, era un arco bellissimo, anche se difficile da manovrare . «Infatti. Solo Ulisse riusciva a piegarne la corda e a far scoccare la freccia . La regina trasalì: «Che cosa vorresti dire? . «Beh, io se fossi al tuo posto proporrei ai Proci una gara: chi di loro riuscirà a scoccare la freccia con quell arco diventerà il tuo sposo. Cosa ne dici? . «Uhm, bella idea! , rispose Penelope. «Anche se io sono convinta che nessuno di loro ce la farà . «Appunto! .