La vendetta 179 preso l arco dal ripostiglio, la faretra6 con le frecce. Argo abbaiava festoso, perché capiva che quel giorno avrebbe giocato alla caccia col suo padrone. Che bellezza vederli insieme! Ulisse che accarezzava il cane e gli parlava come a un essere umano, e il cane che sembrava rispondergli, abbaiando e scodinzolandogli intorno. «Quando ritorni? , gli aveva chiesto Penelope, ancora assonnata. «Non so Verso sera , aveva risposto lui, distrattamente. Poi le aveva dato un bacio sulla guancia, e l aveva guardata con quel modo tutto suo di guardare, strizzando gli occhi, come fanno i gatti alla luce. «A volte i ricordi fanno soffrire , sospirava Penelope stringendosi l arco al petto. Ma poi le venne in mente la gara; ripensò alle facce dei Proci, così insolenti e sicuri di sé: «Sono solo dei ragazzi, degli stupidi ragazzi che scherzano col fuoco. Ma hanno bisogno di una bella lezione, e io gliela darò . Poi chiamò la vecchia Euriclea che accorse, sollecita, mentre Melantò, l ancella infedele, spiava, furtiva, ogni loro movimento. Penelope propone la sfida Anche quel giorno, come al solito, i Proci si erano recati di buon ora nella reggia di Ulisse. Avevano mangiato e bevuto a sazietà e adesso, già quasi ubriachi benché fosse ancora mattina, ingannavano il tempo giocando a dadi o raccontando barzellette. Alcuni, fra i quali Eurimaco e Antinoo, stavano nel portico a guardare la pioggia. «Dicono che la pioggia porti sfortuna , borbottava Aghelao. «Non mi dirai che ci credi! , osservò Antinoo ridacchiando. 6 faretra: l astuccio che contiene le frecce per gli archi.