182 VERSO ITACA Ma nel cortile non c era anima viva, tranne un gatto che sonnecchiava al sole. Le ancelle e gli altri servi erano impegnati a preparare la sala per la sfida imminente, e i Proci discutevano per stabilire quali di loro dovessero tirare per primi. «State bene a sentire , riprese l eroe quando si fu accertato che era tutto tranquillo, «appena inizierà la gara, mentre i principi saranno assorti nella competizione, voi sprangate bene le porte, così nessuno potrà fuggire. Quando scenderò in campo io e prenderò in mano l arco per tirare, allora andate subito nel ripostiglio grande, quello vicino alla sala; vi troverete armi in quantità. Prendetele, perché ne avrete bisogno contro i Proci. Il resto ve lo spiegherà Telemaco, che sa già tutto . Eumeo e Filezio annuirono, entusiasti all idea di affiancare il loro re nell impresa. Ulisse invece afferrò il suo bastone ed entrò zoppicando nella sala per chiedere l elemosina ai principi. La strage Dopo un po anche Eumeo e Filezio rientrarono nella sala. Tutti e due avevano il cuore in gola e ogni tanto si scambiavano sorridendo mute occhiate d intesa. Telemaco invece stava vicino alla porta e ordinava alle ancelle di riempire le coppe ai principi. «Beviamo alla tua salute, Telemaco. Oggi è giorno di festa! , brindavano sghignazzando. Lui sorrideva e annuiva: «Certo che è giorno di festa, ma non per voi , mormorava fra sé. Poi, quando i servi ebbero ultimato i preparativi per la gara, chiamò il porcaro e gli disse: «Di alle ancelle di chiudersi nelle loro stanze, e di non uscire per nessuna ragione. Se sentiranno grida e trambusto dovranno mettersi a cantare, finché non sarà tutto finito: chi trasgredirà i miei ordini pagherà con la vita: intesi? .