74 VERSO ITACA Allora la bella Nausicaa si fece avanti, timidamente: «Anch io voglio darti un premio , mormorò porgendogli un mazzo di gigli selvatici. «Non saranno un dono prezioso come questa spada, ma li ho raccolti per te e te li offro volentieri . «Cara, cara principessa. Il tuo cuore è puro e delicato, come questi gigli , rispose l eroe, aspirandone il profumo. «Che cosa potrò mai fare per ringraziarti? . «Non dimenticarmi, ti prego! , sussurrò lei guardandolo con occhi sognanti. «E quando sarai tornato laggiù, nella tua Itaca lontana, pensa un po anche a me, qualche volta: alla piccola Nisia che ti ha salvato la vita. Me lo prometti? . «Certo, a patto che neanche tu ti dimentichi di me! , rispose l eroe, accarezzandola con gli occhi. «Te lo giuro! , promise la fanciulla con slancio. «Mi ricorderò per sempre di te, anche quando sarò vecchia . Ulisse sorrise e strinse al petto i fiori profumati, pensando fra sé, mestamente, che prima o poi sarebbe partito da Scheria e non avrebbe mai più rivisto la ragazza. Chi sei? Nel frattempo, i nobili feaci avevano ripreso posto nella sala dei banchetti e discutevano fra loro delle gare sportive appena concluse. Tutti erano concordi nel riconoscere che a Scheria non si erano mai visti giochi così avvincenti, né atleti più bravi e preparati, e che l ospite misterioso aveva meritato ampiamente la vittoria. Anche Alcinoo aveva preso posto sul suo trono, accanto alla sposa e all eroe, che ormai trattava confidenzialmente come se fosse stato un vecchio amico o un familiare. Le ancelle andavano avanti e indietro portando le fiaccole e i bracieri. Ormai era calato il buio, e le ombre della sera si allungavano nel vasto salone, come fantasmi silenziosi. Poi, a un cenno del re, i servitori cominciarono a distribuire la cena e a versare il vino nelle coppe. E intanto, tutt intorno riecheggiavano i suoni della cetra di Demodoco: