78 5 Il racconto di Ulisse Le prime avventure «Ci lasciammo alle spalle la città di Priamo, con le sue macerie fumanti sotto il sole, in una calda mattina d agosto. Ero felice, e anche i miei compagni lo erano. Sapevamo che il viaggio di ritorno era ancora lungo e pieno di incertezze, però la speranza di ritornare a casa ci infondeva coraggio. A volte ci sembrava persino di vedere da lontano la sagoma della nostra isoletta affiorare dall acqua, con i suoi monti scuri, ricchi di boschi. Così navigavamo sul mare dai vortici profondi1, spinti dal vento, finché approdammo a Ismaro, nella terra dei Cìconi. «Un popolo bellicoso, a quel che si dice , intervenne il re. «Infatti! Non eravamo neanche sbarcati, che già ci muovevano guerra , rispose l eroe. «In compenso, noi gli abbiamo distrutto e messo a sacco la città. I miei compagni esultavano per la vittoria. Io invece volevo riprendere il mare. Ci conviene partire subito, ragazzi. I Cìconi sono andati a cercare manforte, e fra poco torneranno alla carica , ripetevo. Ma era come parlare al vento. I miei compagni non sentivano ragione: Mangiamo e riposiamoci un po , partiremo do1 dai profondi: espressione ricorrente nel poema omerico riferita al mare. I vortici sono i gorghi, i mulinelli formati dalle correnti sottomarine.