Unità 7 L’assassinio di falsi briganti ■ Gli aggettivi della prima classe ■ L'indicativo imperfetto di sum ■ L'indicativo imperfetto delle quattro coniugazioni ■ Il complemento di causa Le feste organizzate da mia zia sono straordinarie: tutti si divertono, io brindo al dio Riso fino ad ubriacarmi, poi con il mio giovane servo, barcollando, lascio l’allegra compagnia e mi dirigo verso la dimora dell’amico Milone. Arrivato sotto casa, vedo tre loschi individui che tentano di scardinare la porta. “Fermatevi!”, grido. Reso temerario dal vino, mi avvento su di loro con lo spadino sguainato che porto sempre con me e uno ad uno li trafiggo. “Eccovi sistemati, ora non potete più commettere delitti!”. Intanto sopraggiungono due guardie: “Non muoverti assassino, abbiamo visto tutto!”. Mi portano all’albero del giudizio e invano cerco di scolparmi. Lì sulla pubblica piazza i magistrati mi accusano di triplice omicidio. Grido: “Sono un cittadino romano, mi sono difeso da una banda di briganti! Pensavo di avere persino un encomio per aver rischiato tanto!”. Arrivano donne piangenti vestite di bianco con bimbi al seguito e mi dicono che sono le vedove dei tre ladri con i loro figli. I magistrati si rivolgono a me, mi prospettano la forca e mi obbligano a sollevare il lenzuolo che copre i corpi, dei briganti. Tremo, ma ubbidisco.