Unità 10 Lucio diventa asino ■ La terza declinazione ■ La terza declinazione: il primo gruppo ■ Il complemento di tempo determinato ■ Il complemento di tempo continuato È una sera senza luna e penso sia il momento propizio per osservare le magie di Panfila, infatti mi raggiunge Fotide che mi dice: “La mia padrona sta salendo le scale ed è imminente la sua trasformazione in uccello; aspetta che sia entrata nella stanza, poi la seguiremo”. La raggiungiamo e spio nella stanza dalla fessura della porta. La donna si sta spalmando il corpo, compresi i capelli e le unghie, con un unguento contenuto in uno scrigno. “Non credo ai miei occhi! Il suo corpo si sta coprendo di piume, i piedi si trasformano in artigli, il naso diventa un becco! Sento uno strido, è lei che sta volando fuori dalla finestra! Non posso crederci”. Sono sempre stato curioso, ho sempre amato il rischio e mi attira l’ignoto. Guardo Fotide e le dico: “Avevi ragione, succedono cose incredibili in questa terra; voglio trasformarmi anch’io in civetta, così potrò volare! Aiutami!”. Fotide: “Non se ne parla, è troppo rischioso”. Insisto: “Ma hai paura che io non riprenda la forma umana?”. La fanciulla mi rassicura, perché conosce l’antidoto che le ha mostrato la sua padrona. Insisto ancora, finché entriamo nella stanza e Fotide prende un’ampolla dallo scrigno. Mi spalmo il corpo, abbondando con l’unguento magico, e sento subito avvenire in me una trasformazione: “Fotide” – le grido –: “Il mio corpo non si copre di piume, ma di peli ispidi, le mie mani e i miei piedi diventano zoccoli, mi spunta la coda, le orecchie crescono a dismisura, emetto un raglio come... un asino! Sono disperato!” Fotide ammette di aver sbagliato ampolla e cerca di consolarmi: “Stai tranquillo, conosco l’antidoto, che mi ha mostrato Panfila, caro Lucio; domani mattina andrò a raccogliere delle rose, tu le mangerai e l’incantesimo cesserà, tornerai di nuovo un bel giovane”. Mi rassegno, sento comunque di non aver perso la mia capacità di ragionare e non mi resta che andare nella stalla, aspettando le rose di Fotide.