Gli animali esotici
A Roma gli animali venivano impiegati per scopi molto diversi. Tutti ricordiamo gli spettacoli nel circo dove i gladiatori o i condannati a morte combattevano con belve feroci (venationes). Gli animali esotici - leoni (leones), tigri (tigres), elefanti (elephanti), rinoceronti (rhinocerontes), ippopotami (hippopotami) - erano catturati vivi con i sistemi più ingegnosi, oppure si trattava di regali offerti da nobili o da re che governavano terre ai confini dell’impero, che cercavano con questi doni di conquistarsi la benevolenza dei Romani. L’elefante era uno status symbol, un’esibizione di potenza e di ricchezza. La sua forza e la sua intelligenza venivano anche sfruttate per i grandiosi lavori pubblici, quali ponti, acquedotti, mura, monumenti, oppure nelle guerre per sbagliare l’esercito nemico.
La lupa capitolina
Il lupo (lupus) è temuto dai pastori per la sua aggressività, attacca il branco di pecore, ne fa una strage, viene tenuto lontano con falò e si pregano gli dèi affinché cessino le predazioni. La lupa capitolina è invece nell’immaginario collettivo dei Romani l’animale che ha allattato e quindi salvato Romolo e Remo, concepita come allegoria della fondazione della città e della successiva potenza di Roma. L’immagine della lupa è stata tanto celebrata che viene riprodotta con i gemelli nelle celebri statue disseminate in tutto l’impero, su monete d’argento, su vasi di ceramica, sugli altari.
L’impiego dei cavalli
Il cavallo (equus, nel latino tardo, caballus) era parte integrante della vita quotidiana: veniva utilizzato come bestia da soma, da tiro per i vari tipi di carrozze; i cavalli da corsa trainavano le bighe nel Circo Massimo, dove gli spettatori si divertivano e scommettevano su questo o quel destriero con il rispettivo auriga. Molto celebre è il cavallo bianco, Incitatus, dell’imperatore Caligola che gli riservava trattamenti speciali: mangiava in una mangiatoia in avorio e dormiva in una stalla ricca di marmi. I ragazzi utilizzavano animali nel gioco: attaccavano fenicotteri, pecore, cavallini a piccole bighe e realizzavano dei circhi, dove gareggiavano con i loro
cocchi, dando vita a vere squadre, contraddistinte da colori diversi.