Unità 15

Oneri e onori

■ Gli aggettivi della seconda classe

La vecchia ha appena terminato il suo racconto a Carite, quando tornano i briganti con un ricco bottino, mi caricano e di nuovo, attraverso sentieri impervi, mi conducono in una grotta a suon di botte: sono sfinito, dolorante e azzoppato e sento i briganti: “Buttiamo l’asino in un burrone, ormai è un buono a nulla!”. Altri farabutti vogliono che ritorni a casa ancora carico di altro bottino: la mia morte non è immediata, ma mi dico: “Mio caro Lucio, se vuoi salvare la tua pelle, anche se asinina, devi escogitare un piano di salvezza!”. Spezzo la cavezza, Carite salta sulla mia groppa e via... fuggiamo. La fanciulla mi dice: “Se mi porti in salvo, ti tratterò come un principe”. Ma ahimè, i briganti sono sulle nostre tracce e ci catturano. Torniamo alla casa maledetta, per noi è la fine! Ma sopraggiunge un omone, un predone, un certo Emo, che si offre come componente della banda, vantando come padre un famoso brigante. Riesce a conquistarsi la fiducia dei compagni offrendo uno squisito vino di Corinto; tutti brindano fino ad ubriacarsi e si stendono a terra, fradici di vino. Sospetto che Emo abbia versato del veleno soporifero. Colpo di scena! Sotto mentite spoglie, il nuovo brigante è nientemeno che Tleopolemo, il promesso sposo di Carite, che è giunto per liberarla. Dopo aver legato i furfanti, i due giovani salgono sulla mia groppa e fuggiamo. Giungiamo al palazzo di Carite. La folla accoglie festante i due sposi, padre e madre piangono di gioia. La giovane mi accarezza e dice: “Quest’asino merita la libertà, voglio che sia portato nella nostra villa in campagna, così sarà libero di correre nei prati”. Penso: “Che onore, dopo tanto patire!”. Il servo mi conduce alla villa: è una grande casa, con un’immensa aia, in mezzo agli ulivi e alle viti. Nei locali più grandi vedo frantoi, macine, torchi, botti, tutto è adatto alla vita della villa. Di fianco alla casa ci sono i granai, colmi di frumento, orzo avena. Ormai sono nella stalla e posso rimpinzarmi di orzo scelto e di squisite fave. Finalmente un po’ di pace!

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