La villa di campagna La campagna, un bene produttivo Ai tempi della fondazione Roma fu abitata da agricoltori e allevatori, fatto testimoniato da reperti archeologici, da templi in onore del dio Pale e di Cerere, divinità delle messi, dal mito di Proserpina. Anche il termine , denaro, deriva da = pecora, merce privilegiata di scambio in una società pastorale, quando non esisteva ancora il sistema monetario. Piccoli e grandi proprietari facevano rendere i loro poderi, creando un’economia basata anche sul commercio. Durante i periodi di guerra, i contadini diventavano soldati e costituivano il nerbo delle potenti legioni. Con l’espansione del dominio romano, si creavano vaste proprietà assegnate a coloro che si erano distinti nelle guerre di conquista e fatte coltivare agli schiavi. Molte famiglie patrizie vivevano nella ricchezza, grazie alle rendite derivanti dall’agricoltura, praticata nelle ville di campagna ( ). pecunia pecus, -oris villae rusticae Una sala della Villa del Casale a Piazza Armerina in Sicilia. La vita dei contadini La vita all’interno della villa non era certo facile per i servi che erano controllati costantemente nel loro duro lavoro: non c’era mai riposo, nemmeno durante le festività. In autunno dovevano seminare, raccogliere i frutti del bosco, vinificare. In primavera curavano le viti, gli alberi da frutto, falciavano l’erba, poi in estate mietevano; ogni giorno accudivano gli animali, producevano il formaggio... Quando il tempo era piovoso e freddo, i servi si dedicavano a riordinare la cantina, riparare le botti, a sistemare gli attrezzi rotti. Era una vita dannata, infatti, se si ammalavano, si vedevano ridurre la razione alimentare, perché improduttivi. Il padrone spesso viveva in città e trascorreva pochi giorni in campagna per controllare se il fattore ( ) avesse rispettato i suoi ordini e se la resa dei campi non fosse inferiore alle attese. vilĭcus La Villa Romana del Casale è una magnica dimora rurale, costruita in un periodo compreso tra il 310 e il 340 d.C.