Dentro il processo Il processo iniziava con l’accusa in cui venivano elencate le presunte colpe dell’accusato. Seguiva l’azione della difesa dell’avvocato ( ) che aveva fino a tre ore per difendere l’accusato. Gli avvocati mostravano grande perizia oratoria, ricorrendo a tutte le risorse della retorica. Si trattava di un’arte coltivata per anni e i giovani rampolli delle famiglie patrizie spesso seguivano le lezioni dei più noti avvocati. Dopo le orazioni ( ) dell’accusa e della difesa, iniziava un dibattito ( ) con brevi domande e risposte per chiarire i singoli fatti. advocatus orationes altercatio Veduta del Foro Romano, che era il centro politico, economico, giuridico e religioso di Roma. Prove e testimoni Si passava dall’esame delle prove ( ) che si deducevano attraverso le dichiarazioni dei testimoni i quali, sotto giuramento, erano interrogati dalle parti. Molto grave era ritenuta nel mondo romano la falsa testimonianza: la pena per chi veniva sorpreso era l’impressione a fuoco sulla fronte di una “C”, iniziale di “calunniatore” ( ). Dopo questa fase, arrivava la sentenza ( ): il pretore e gli altri giudici si riunivano per discutere il caso. Ogni magistrato riponeva in un’urna una tavoletta cerata con la lettera “A” di absolvo (assolvo) o “C” di condemno (condanno), poi si procedeva allo spoglio e veniva comunicato l’esito dello scrutinio. probatio calumniator sententia Magistrati romani con il loro abbigliamento. Stampa del XIX secolo.