104 17 capitolo Lodovica Mi metto una mano sul fianco. Voglio sorridere, lo faccio molto pi spesso da quando sono uscita dall ospedale, da un mondo sospeso, da un luogo sfocato e senza tempo, dove mancano i punti fermi e le assenze pesano come macigni. Ansimo, ma respiro e mi piace. Non voglio pensare a quello che ha fatto mia madre, insomma, fuori di testa e non manco colpa sua. Mi chiedo solo se c entra nella decisione di Timoteo di lasciarmi. Ora, per , metto tutto in stand-by. Ora voglio essere felice perch cammino e respiro, perch posso guardare il sole negli occhi e ho il cielo sopra la testa. E mentre gli rivolgo uno sguardo sereno sbatto contro qualcosa o qualcuno, non so bene, non ho visto niente, accidenti. Mi tocco la spalla coinvolta, mi viene da ridere. E in quel momento la sento. Sento la sua risata: quella che riconosco pur non conoscendola bene. Il bradipo, scostatosi leggermente da me per inquadrarmi se la ride di gusto e aspetta che faccia qualcosa, o, almeno, cos mi sembra. Rido anch io. Tanto, con lui, o si discute mandandosi a quel paese, o si ride. Preferisco la seconda, quasi sempre. Ma che ci fai tu, qui?! Si allontana un po per guardarmi tutta intera, anche se impiega una vita: non per niente lo chiamo bradipo. Che peccato, per , eravamo cos vicini. Mi fissa in modo strano.