6 La digestione e l’assorbimento nell’intestino

L’intestino è l’organo in cui viene completata la digestione e avviene l’assorbimento delle sostanze digerite. Si divide in intestino tenue e intestino crasso, è avvolto da una membrana, il peritoneo, ed è situato nella parte centrale dell’addome.


Com’è fatto l’intestino tenue? E il crasso? Quali rapporti hanno con il fegato e il pancreas?
Osserva le parti in cui è suddiviso l’intestino ( 17 ) e le due grosse ghiandole situate in prossimità dell’intestino: il fegato (18) e il pancreas (19).
L’intestino tenue, la parte più lunga, ha un diametro di circa due centimetri ed è ripiegato più volte su se stesso; è suddiviso in tre parti: duodeno, digiuno, ileo.
L’intestino crasso è più corto e ha un diametro maggiore rispetto all’intestino tenue. È suddiviso in:
- cieco, che termina con una piccola diramazione, chiamata appendice vermiforme, che va facilmente incontro a processi infiammatori (appendicite);
- colon, disposto a “cornice” sui lati della cavità addominale, a sua volta suddiviso in colon ascendente, colon traverso e colon discendente;
- retto è la porzione terminale che sbocca nell’ano.
Tra l’ileo e il cieco esiste una valvola che impedisce il reflusso delle sostanze dall’intestino crasso nel tenue. Osserva ora le due grosse ghiandole situate in prossimità dell’intestino: il fegato e il panceas. Il fegato si trova nella parte destra dell’addome, il pancreas a sinistra, sotto lo stomaco e sopra al colon traverso. Entrambe le ghiandole riversano i loro prodotti, la bile e il succo pancreatico, nel duodeno.


Quali trasformazioni avvengono nell’intestino tenue?
Il chimo, che entra nell’intestino tenue e avanza sotto la spinta della muscolatura intestinale, contiene ancora carboidrati, peptoni e lipidi da digerire. La digestione avviene grazie all’azione combinata della bile, del succo pancreatico e del succo enterico prodotto dalle ghiandole della mucosa intestinale.

6.1 Azione della bile

La bile è un succo amarissimo prodotto dal fegato e accumulato nella cistifellea, piccolo organo a forma di sacchetto da cui, attraverso un condotto detto coledoco, è riversata nel duodeno. La bile ha il compito di emulsionare i grassi, cioè di dividerli in particelle per renderli più facilmente attaccabili dagli enzimi. Essa inoltre, essendo basica, neutralizza l’acido cloridrico presente nel chimo.

6.2 Azione del succo pancreatico

Il succo pancreatico, prodotto dal pancreas, contiene tre enzimi: la tripsina, l’amilasi e la lipasi pancreatica. Nel duodeno, prima parte dell’intestino tenue, si completa la digestione grazie all’azione di tali enzimi:
- la tripsina continua la digestione delle proteine; i peptoni sono trasformati in amminoacidi;
- l’amilasi continua la digestione dei carboidrati iniziata in bocca; i disaccaridi sono trasformati in monosaccaridi;
- la lipasi pancreatica continua la demolizione dei grassi in glicerina e acidi grassi.


Interviene nel processo digestivo anche il succo enterico, prodotto dalle ghiandole presenti nella mucosa intestinale, che contiene numerosi enzimi. A questo punto della digestione il chimo si trasforma in un liquido vischioso e lattiginoso, il chilo, contenente amminoacidi, glucosio, glicerina e acidi grassi, oltre all’acqua, ai sali minerali e alle vitamine che non hanno bisogno di trasformazioni. Il chilo procede verso il digiuno e l’ileo, la cui parete è una mucosa formata da numerosissimi rilievi, i villi intestinali, dove avviene l’assorbimento delle sostanze digerite.

Come avviene l’assorbimento?
Osserva lo schema di una porzione di intestino tenue, appartenente al digiuno e all’ileo (20). Essa è in stretta relazione con i vasi sanguigni. Confrontando la quantità di sostanze nutritive presenti nel sangue in entrata e nel sangue in uscita da questa parte di intestino, ci si rende conto che tali sostanze passano nel sangue proprio a questo livello.


Se osservi la sezione ingrandita di intestino tenue ( 21 ) vedrai che al suo interno presenta delle pieghe costituite da circa 10 milioni di villi, ricoperti a loro volta da cellule di assorbimento. Ciascun villo presenta al suo interno una rete di capillari sanguigni e un vaso linfatico: il vaso chilifero (22).


La struttura dell’intestino tenue è perfettamente adatta ad assorbire le sostanze perché le pieghe e i villi aumentano la superficie interna, che raggiunge più di 200 m², praticamente l’estensione di un campo da tennis. Il glucosio, gli amminoacidi e la glicerina passano direttamente dall’intestino tenue ai vasi sanguigni. Gli acidi grassi passano prima nei vasi chiliferi per poi raggiungere il sangue. Le vitamine, i sali minerali e l’acqua rimasta sono assorbiti dall’intestino crasso. Sulla mucosa dell’intestino crasso vivono numerosissimi batteri “amici” che si cibano delle sostanze non assorbite producendo vitamine di grande utilità come la B1, la B2 e la K: si tratta dei batteri della flora intestinale. L’intestino crasso inoltre accumula le sostanze residue e le elimina sotto forma di feci attraverso l’ano, parte terminale dell’intestino retto.

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Anoressia e bulimia

Sfogliando riviste o vedendo spot di qualche campagna di informazione, ti sarà capitato di imbatterti in foto che ritraggono persone ridotte a “pelle e ossa”. La causa di questo stato fisico è quasi sempre un disturbo dell’alimentazione, chamato anoressia, che consiste nella riduzione o nella perdita totale dell’appetito. Spesso l’anoressia ha le sue radici nella sfera psicologica e affettiva della persona e può essere causata da difficili rapporti familiari o da una cattiva considerazione di sé e del proprio corpo. Anche se il peso del corpo è inferiore a quello ideale, la persona anoressica lo vede sempre “troppo grasso”, non si piace così com’è e ha il terrore di diventare obesa. Inizialmente non rispetta l’orario dei pasti, mangia poco e da sola, a orari insoliti, mente su quanto mangia e si isola perdendo tutti gli amici. Si impone di seguire molte attività soprattutto sportive, in modo frenetico ed esagerato. Con il passare del tempo, la malattia comincia a interessare tutto l’organismo provocando un deperimento talmente grave da portare ai limiti della sopravvivenza. Esiste anche un altro disturbo dell’alimentazione, noto come bulimia, che consiste nel mangiare grandi quantità di cibo in breve tempo e senza avere fame, per cercare di calmare la propria ansia. Dopo aver mangiato, il bulimico si agita, ha sensi di colpa e spesso si provoca il vomito. Tale malattia può portare, a lungo andare, all’obesità ma essendo anch’essa legata a disturbi psichici, spesso si alterna a periodi di anoressia.