PREFAZIONE Pochi libri quanto La coscienza di Zeno continuano a riscuotere un interesse di pubblico pari al fervore di studi che, col trascorrere dei decenni, si va accentuando e scavando uno spazio di discorso critico e storico che appare, se non inesauribile, quanto meno provvisto di una straordinaria stratificazione di significati e interferenze culturali. Il «caso Svevo è la vicenda di un grande romanziere che condusse la propria impervia ricerca nella serenità o nel grigiore appartato di una vicenda biografica di letterato non professionale, ossia vivendo la condizione apparente del dilettante: di autore non considerato nei bilanci ufficiali della letteratura che contava in Italia tra Otto e Novecento, la sua fama sarebbe esplosa, appunto con La coscienza di Zeno dopo un venticinquennio dal secondo romanzo, a livello internazionale prima che in Italia. Amico di James Joyce e proposto soprattutto a metà degli anni Venti dalla critica straniera, continua a rappresentare nella cultura italiana del Novecento, che pure si uniformò nel confermargli legittimazione, un caso atipico quanto tuttora ricco di interrogativi. Tutte le componenti della cultura di Svevo congiurano a farne un caso anomalo: la sua perifericità di triestino, la spiritualità ebraica, i legami diretti con la cultura della Mitteleuropa; persino l incerta confidenza con la lingua letteraria italiana - che non va confusa però con una presunta povertà espressiva: lo stile sveviano è cristallino, allo stesso modo in cui la maestria del suo raccontare è sempre filtrata e controllata da una intelligenza lucidissima, dallo sguardo ironico e impietoso degno di un grande clinico. Ora che gli studi di Giacomo Debenedetti hanno reso ragione a Svevo riconoscendogli un ruolo tra i padri fondatori del romanzo novecentesco accanto a Pirandello e Tozzi, e precisato anche la sua specificità tutta italiana e nazionale rispetto a un Proust e un Joyce, rimane da acquisire la qualità altissima del suo rapporto con il naturalismo: il che vuol dire con la scienza contemporanea. Senza dubbio Svevo opera il superamento della problematica naturalistica privilengiando la protesta del personaggio singolo e la coscienza; ma è un attraversamento estremamente problematico, non una liquidazione. Impegnato in una ricerca non condizionata dalle mode e dai facili irrazionalismi di tanta cultura italiana tra due secoli, lo scrittore triestino recupera con La coscienza il rapporto problematico con la scienza moderna che i primi due romanzi, Una vita e Senilità, avevano lasciato in sospeso ma non concluso. Anche nell ultimo romanzo, il senso generale del vivere rimane per Svevo la lotta per la vita, il trionfo del forte sull inetto; in realtà