5. La storia del mio matrimonio Ai ricordi del padre seguono quelli del matrimonio e sono introdotti da alcune considerazioni sul problema che assilla ogni giovane di famiglia borghese: la carriera. Per Zeno, in fondo, il matrimonio vi è strettamente legato, motivato com'è dal desiderio di affermare la propria stirpe ed il proprio valore. Egli racconta di come, nel suo caso, tutto fosse nato dall'incontro con Giovanni Malfenti, un uomo d'affari che aveva fatto nascere in lui una profonda ammirazione, culmimata nella decisione, aprioristica, di sposarne una delle quattro figlie. Dalla prima visita in casa Malfenti, stando alle parole di Zeno, era maturato un profondo amore per Ada, la più bella delle figlie; amore che aveva alimentato i suoi sogni e che lo aveva spinto a comportarsi, molto spesso, in modo goffo ed incauto. Ricordando, Zeno si rese conto di come avrebbe potuto facilmente accorgersi che lei non lo amava, e di come la signora Malfenti, allontanandolo dalla casa, lo avesse indirizzato verso un'altra soluzione. Un periodo drammatico, quello, nel quale egli prese addirittura a zoppicare. La riammissione nel salotto Malfenti, coincise però con la conoscenza di Guido, nel quale Zeno vide subito un rivale in amore: di lui lo irritavano i virtuosismi al violino, che riteneva del tutto stupidi; poi arrivò al punto di boicottarlo, ridicolizzandolo durante una seduta spiritica. Di quella drammatica sera, Zeno ricorda anche come, per un'incredibile gaffe, si fosse dichiarato ad Augusta, scambiandola, nell'oscurità, per la sorella Ada; spiega, poi, come avesse tentato di rimediare al suo errore dichiarandosi effettivamente ad Ada e, da lei respinto, in preda ad un amaro sconforto, avesse proposto il matrimonio ad Alberta, un'altra sorella ed infine, ad Augusta, che accettò. Della sera del proprio fidanzamento, Zeno ricorda anche un altro episodio: lui e Guido si cimentarono in disegni caricaturali, mettendo alla berlina i reciproci difetti. Dell'insuccesso di allora - il suo disegno era di gran lunga più brutto di quello del rivale - dice, inoltre, di portare ancora i segni: sintomi dolorosi che aggravano ulteriormente la sua malattia. 129