8. Psico-analisi l'ultima parte, diaristica, nella memoria autobiografica. Si tratta di poche pagine, recanti date diverse. La prima, comunque, segue di quasi un anno le ultime cose scritte da Zeno. 3 Maggio 1915 Il protagonista racconta il proprio rifiuto della terapia ed esprime la convinzione che la psicoanalisi sia del tutto inutile. Propone, poi, le immagini, che, nel corso di essa, ha cercato, raggiunto, deliberatamente inventato, per compiacere il proprio medico. Ricorda, soprattutto, le insistenze e la caparbia volontà prevaricatrice di lui, che cercava di persuaderlo ad accettare certe verità. Una lotta, quella con il dottore, che lo costrinse a ricorrere ad un medico tradizionale e a decidere, finalmente, non solo di interrompere la cura, ma di "guarire" da ogni possibilità di riprenderla. 5 Maggio 1915 Di un breve soggiorno nella sua villa di Lucinico, Zeno ricorda un pomeriggio primaverile sulle rive dell'Isonzo, in cui, durante un raro istante di raccoglimento, apprezzò la propria vita ed anche la propria malattia, riassaporando la dolcezza degli amori trascorsi. Una gioia che vorrebbe gustare ancora, come dimostra riportando il colloquio con Teresina, una giovane contadina del posto, ma egli sa bene che i vecchi sono destinati, pian piano, ad entrare nell'ombra. 26 Giugno 1915 la pagina che ricorda come Zeno abbia incontrato la guerra. Uscito dalla sua casa di Lucinico per una breve passeggiata e per alcune commissioni, non riuscì più a rientrarvi, perché, data per imminente la guerra, un plotone di soldati austriaci presidiava la strada e vi impediva la circolazione dei civili. Era il 23 Maggio, e lui, ironia della sorte, soltanto poco prima, aveva amabilmente rassicurato alcuni condatini, dicendosi certo che la guerra non ci sarebbe stata. Da solo, a digiuno (molto contrariato per aver dovuto rinunciare al caffelatte!), fu costretto ad andare a Gorizia, e di qui a Trieste. Giuntovi, e sinceratosi che la famiglia era al 485