3. I RIFERIMENTI CULTURALI Il pessimismo di Schopenhauer: il pensiero del filosofo tedesco Arthur Schopenhauer (1788-1861) può essere così sintetizzato. Egli, innanzitutto, riprendendo in qualche modo Kant, crede che occorra operare una distinzione preliminare: il mondo è fenomeno ed essenza: il fenomeno (la rappresentazione) è ciò che la nostra coscienza intuisce, ciò che conosce esteriormente; l essenza (la volontà) è il motore dell universo e si configura come un eterno e cieco impulso alla vita. Sostenere che tale Volontà è l essenza dell universo, è come dire che quella stessa essenza è dolore. Volere, infatti, significa desiderare, e desiderare equivale a trovarsi in uno stato di tensione e di mancanza. Ad ogni desiderio ne succede un altro, in un crescendo senza fine, e quando anche un desiderio venisse soddisfatto, tale situazione precipiterebbe l uomo nella noia. L alternativa, per l uomo, è quindi il dolore o la noia; e di qui scaturisce il profondo pessimismo del filosofo. Le possibili vie per la liberazione dal dolore sono l arte, la morale, l ascesi. La prima, in quanto contemplazione delle idee, che sono l immediata oggettivazione della Volontà, gli archetipi delle cose, consente un distacco dalla realtà, dalle forme contingenti; la seconda non è intesa come dovere nei confronti di se stessi, bensì come esercizio della giustizia e della carità nei confronti del prossimo; la terza nasce dall orrore per l esistenza e si propone, con la castità e l umiltà, di estirpare il desiderio di esistere e di volere. L influsso del filosofo tedesco su Svevo si può riscontrare nella configurazione tipologica dell inetto, come di un uomo che ha deciso di ritirarsi dalla lotta per la vita e che contrappone alla volontà, un sorta di nonvolontà, un rifiuto del comune agire degli uomini. Il superomismo di Nietzsche: il pensiero di Friedrich Nietzsche (1844-1900) non è organizzato in un vero e proprio sistema. Il suo discorso 537