SCHEDA CRITICA 1 Omaggio a Svevo di Eugenio Montale L articolo di Eugenio Montale, comparso nel 1925, deve la sua notorietà al fatto di avere rotto il muro del silenzio e di indifferenza eretto dalla critica militante italiana nei riguardi di Italo Svevo e di avere acceso l interesse e stimolato il dibattito critico. Montale sottolinea come la narrativa di Svevo sia la rappresentazione della condizione malata dell esistenza e dichiara la sua preferenza per Senilità, piuttosto che per La coscienza di Zeno, in cui viene distrutta ogni nozione di ordine. Quando, nel 1923, uscì, innoservata, La coscienza di Zeno, erano da tempo cominciati quei moti che il primo Svevo, con autori non nostri, aveva in qualche modo precorsi; e un arte ne sorgeva, vogliosa di totalità e di estreme, difficili psicologie: un sondaggio instancabile nelle regioni più buie della coscienza. Il romanzo tende ormai a ritrovare il poema attraverso la vecchia ricetta della tranche de vie; e si celebra da più parti l Ulisse moderno e le sua disperazione appena mascherata dal sorriso. Tendenze, certo, più confuse e internazionali che fissate in chiare realizzazioni d arte; e consone alle letterature straniere più che alla nostra, condannata a pochi temi e a poche certezze; ma tendenze, in ogni modo, reali, che non potrebbero essere negate senza una palese stortura della verità. Si pensi al binomio Freud-Joyce. E non si trascurino i rapporti personali che unirono Svevo a Joyce. Si direbbe che presa maggior coscienza delle correnti letterarie su ricordate e di quanto di codeste tendenze egli aveva nei propri libri anticipato, lo Svevo abbia tentato di trarre le maggiori conseguenze dalle sue giovanili premesse e di darci il poema della nostra complicata pazzia contemporanea. Infrante le dighe del romanzo vieux style, che pur avevano favorita la sua ispirazione, lo Svevo fa penetrare nel suo mondo l ambigua e sotterranea corrente della psicanalisi. Lo scrittore che seppe la scelta rigorosa, ora registra, annota e non si rifiuta ad alcuna avventura. Il libro deve emergere dall incosciente, formarsi, definirsi da sé. Arte, adunque, come testimonianza e virtualità. Esiste una massa sentimentale, un centro concreto, ma è proiettato fuori, versato all esterno, talvolta, si direbbe, illusorio e gratuito. E qui lo Svevo tocca una delle più dolorose esperienze dell arte contempo581