SCHEDA CRITICA 4 Le radici dell inettitudine di Zeno di Giacomo Debenedetti Giacomo Debenedetti, in questo saggio del 1929, ritrova nella figura dell inetto sveviano la figura dell ebreo descritta nell opera Sesso e carattere di Otto Weininger, testo che Italo Svevo cita nella Coscienza di Zeno. Se [Zeno] può prendere coscienza di sé in maniera molto disincantata, come accade al vecchio che ripercorra i giovanili errori, questa maniera risulta nel contempo molto rasserenata, ricca di possibilità ottimistiche e di ravvedimenti che più non dolgono. Eppure l ottimismo di Zeno riesce sempre sofistico. Proprio quando sembra concludere che a conti fatti lui, il presunto malato, è più sano che tanti sani; lui, il presunto anormale, è più normale di tutti i sedicenti uomini normali, proprio allora, dietro la conclusione apparente, serpeggia quella vera (di cui la Coscienza di Zeno non vuole mai arrivare a dichiararsi esplicitamente conscia): che cioè la vita è sempre andata a posarglisi dove lui non prevedeva, dove i suoi calcoli e i suoi piani non lo aspettavano. Il tono dello Zeno è dato precisamente da questo ottimismo che, sapendosi sofistico, si mantiene tuttavia bonario. Ogni volta che riprende il lungo filo del suo racconto, e si riaffaccia a un nuovo episodio, Zeno ha l aria di riverginarsi e di scordare tutte le malizie che l esperienza dovrebbe avergli insegnate, comportandosi come se continuasse imperturbabilmente a credere che nella vita ci siano regole e ordini, laddove non gli è riuscito mai di prendere atto che di un caos. Anzi, la constatazione del caos alla fine di ogni avventura è l unica cosa veramente regolare della storia di Zeno. La vita, quando lui crede averla colta in un punto preciso, si incarica sempre di dargli un cazzotto cieco e sconcertante. Proprio come fa suo padre, già fuor di sé per l agonia, allorché lui si pensava aver toccato il sublime momento, in cui i difficili rapporti tra padre e figlio si spogliano dei loro aspri e incomunicabili pudori, per semplificarsi in chiara intelligenza di affetti. L eroe di Svevo è generato dalla sensazione fondamentale di uno scompenso tra l orientamento che l individuo dà alla propria vita, e la curva che poi la vita descrive: incarna questo difetto, questo errore di calcolo e, colle sue vicende, viene a testimoniarlo e a patirlo tra il gioco delle sorti umane. Svevo rinchiude nel bozzolo trasparente e sensibile dei suoi eroi la 591