SCHEDA CRITICA 7 Il monologo di Svevo di Marziano Guglielminetti Il critico Marziano Guglielminetti mette in evidenza le grandi novità strutturali dei romanzi sveviani e si sofferma in particolare sul monologo, un vero e proprio dialogo nell intimità della coscienza tra l attore e l autore che giudica. Non riuscirà difficile, a questo punto, intendere la peculiare struttura della Coscienza di Zeno. Il romanzo, a prima vista, si svolge ancora secondo uno sviluppo di eventi, che obbedisce alla preoccupazione della loro ordinata successione temporale; in realtà ogni intenzione dinamica è assente in questo sviluppo. Il fatto che i capitoli rechino un titolo, alla maniera del Fu Mattia Pascal e di Uno, nessuno e centomila, dimostra come lo scrittore muova piuttosto dalla volontà di accentrare la narrazione soltanto sugli eventi, la portata dei quali sembra investire l «organismo fisico e spirituale dell uomo nel suo perenne oscillare tra il momentaneo stato di «salute e il quasi permanente stato di «malattia . Gli argomenti svolti nei singoli capitoli (il fumo, la morte, il matrimonio, l adulterio, la guerra infine) illuminano non tanto l abilità compositiva del narratore, quanto la sua propensione a cogliere e commentare i sottili stati di deviazione dal comportamento normale, che per lui costituiscono l essenza della vita, mentre per lo psicanalista diventerebbero motivo sufficiente per il suo intervento risanatore. Se si accetta come fondamentale questa propensione in Svevo, non desterà stupore se l impiego della prima persona, come soggetto narrante, non genera nella Coscienza di Zeno alcun mutamento di rapporti tra autore ed attore, rispetto a quelli affermatisi con sempre maggior evidenza in Una vita e in Senilità. In linea di principio dovrebbe risultare ovvia l affermazione del Devoto, che nel terzo romanzo «il periodo narrativo, riferito costantemente all io soggetto e quindi immune dai continui cambiamenti di fronte che impone la narrazione classica in Senilità, è tanto più spontaneo e vicino a noi . In effetti, poi, la distruzione degli schemi della «narrativa classica non è affatto subordinata alla comparsa dell io narrante, ma si risolve piuttosto nel processo di affrancamento sintattico dalla narrazione naturalistica illustrato in precedenza. Prima di documentare questa affermazione, è opportuno ancora 603