SCHEDA CRITICA 8 La situazione edipica di Mario Fusco Lo studioso francese Mario Fusco riflette su un episodio centrale nella Coscienza di Zeno, la morte del padre, l unico episodio che appartiene alla preistoria del protagonista e, per questo, molto utile per capire il suo mondo interiore. L abilità rivoluzionaria della Coscienza di Zeno risiede proprio nella presentazione successiva di ricordi coscienti e di dati inconsci, la cui interpretazione rimane da fare; Svevo realizza così una sorta di opera aperta che richiede la collaborazione del lettore, cui egli offre un caleidoscopio interiore senza precedenti nella storia del romanzo. Tuttavia, se il lettore, come previsto, ha il compito di collaborare con il romanziere, non deve per questo essere tratto in inganno dal carattere particolare di un opera la cui arte non è affatto aleatoria: se La coscienza di Zeno si presenta sotto un apparente disordine, è in realtà congegnata molto abilmente, di modo che è sempre l autore a decidere dove portare il lettore. Comunque sia, le nostre idee sul comportamento di Zeno sono ormai chiare. Incapace di staccarsi dal padre a cui resta legato in maniera infantile, Zeno nondimeno desidera sciogliere un rapporto che lo soffoca. Ma quando constata in sè tale aspirazione aggressiva, la respinge con indignazione, essendo contraria a tutte le convenzioni morali e sociali in cui vive. Così Zeno prova una crescente ostilità verso il medico: «Purtroppo debbo confessare che al letto di morte di mio padre io albergai nell animo un grande rancore che stranamente s avvinse al mio dolore e lo falsificò. Questo rancore era dedicato prima di tutto a Coprosich ed era aumentato dal mio sforzo di celarglielo. Ne avevo poi anche con me stesso che non sapevo riprendere la discussione col dottore per dirgli chiaramente ch io non davo un fico secco per la sua scienza e che auguravo a mio padre la morte pur di risparmiargli il dolore . In effetti Zeno, come abbiamo visto, si sente in colpa davanti al medico, poiché questi ha potuto constatare l indifferenza con cui seguiva la malattia del padre. E inoltre non osa o non vuole rimettersi a discutere con lui sulla necessità di lasciare il malato spegnersi dolcemente ponendo fine alle sue sofferenze; sa infatti che Coprosich ha ragione di difendere ogni 609