4. La morte di mio padre In un periodo di temporanea assenza del dottore, Zeno decide di proseguire l'autonalisi e di soffermarsi sulla figura di suo padre e sui rapporti instaurati con lui. Del padre ricorda in primo luogo la morte, avvenuta nel 1890, molto tempo dopo la scomparsa della madre, mancata quando Zeno aveva solo quindici anni. Di quel primo traumatico evento, il protagonista ricorda come il sopravvento di un vivo senso religioso avesse attenuato il suo dolore. Fatto che non si ripeté quando, uomo di ormai trent'anni, subì la grande catastofe della perdita paterna. Eppure tra loro, chiarisce Zeno, non c'era alcuna affinità: erano diversi in tutto, persino nell'aspetto fisico (i capelli, ad esempio), ed era presto apparso chiaro che non ci sarebbe stata possibilità d'intesa, su nulla. Inoltre, Zeno aggiunge che reputava il padre un debole, e che tale giudizio, a suo avviso, risultò suffragato dagli atti testamentari, che, se lo lasciavano erede del patrimonio, conferivano tuttavia ogni potere decisionale all'Olivi. Tra i ricordi, riaffiorano quelli di una sera in cui il padre, manifestando strani comportamenti, si sforzò di dirgli tante cose: accennò, in particolare, ad una, che, a suo dire, sarebbe stata importantissima; non riuscì tuttavia a dirla, perché, di li a poco, nella notte, fu colpito da un grave malore. L'intervento del dottor Coprosich, chiamato al capezzale del malato, non migliorò la situazione, anche perché, ben presto, tra Zeno ed il dottore si manifestarono inequivocabili segni di ostilità. Un'antipatia che ancora la notte precedente la stesura delle pagine di questa parte autobiografica, prese forma in un sogno rivelatore. Zeno, poi, concede largo spazio al racconto degli ultimi giorni di vita del padre, non trascurando di ricordare come si fosse augurato che il vecchio morisse senza riprendere conoscenza, per non vederlo soffrire del proprio stato. La sorda ostilità tra padre e figlio, si manifestò, comunque, nello schiaffo con cui il vecchio colpì Zeno, poco prima di morire, fraintendendone, forse, un gesto. La memoria del protagonista si sofferma, infine, a recuperare i ricordi delle reazioni a quella morte e a quello schiaffo, che gli procurarono un immenso dolore, sensi di colpa, rabbia, misti alla sensazione di un vuoto irrimediabile. 95