CAPITOLO XV Sentendo il campanello della porta, donna Bettina non mancò neppur quella sera di gridare: - Nettatevi le scarpe! - Me le son nettate, - rispose Pepè, rientrando, - sui calzoni di certa gente che non vuol farsi gli affari suoi. La madre si spaventò: - Un altra lite? - No... ma quasi! - s affrettò a rassicurarla Pepè. Ci è mancato poco, non ne facessi un altra delle mie1. - Pepè, figlio mio, ancora bestialità? - gemette donna Bettina, pronunziando con tono amorevole questa domanda, che soleva spesso rivolgere al figliuolo. Pareva invecchiata di dieci anni, dopo la morte di Filomena. Non aveva voluto mostrar con lagrime il suo cordoglio, ma era evidente ch esso ancora, in silenzio, le divorava il cuore. Pepè, scotendo le pugna in aria, gridò: - Li concio per le feste! Un duello già l ho fatto!2 Ah, ma la vedremo... la vedremo... E si mise ad andare in sù e in giù per la stanza, come un leoncello in gabbia. Donna Bettina lo guardava a bocca aperta come istupidita; poi gli domandò, congiungendo le mani: 1 Ci è mancato...mie: Pepè assume, davanti alla madre, un atteggiamento baldanzoso per non far trapelare la debolezza, se non la viltà, del suo animo. 2 Un duello...fatto: il giovane tenta di autoconvincersi del proprio coraggio, ma non può certo trovarlo in quell episodio inglorioso, che aveva provocato lo sdegno dei suoi stessi padrini. 109