CAPITOLO XXVII - Se ti accorgi veramente e sei certa che ti voglio bene, perché debbo farti paura? - Ma chi t ha detto che mi fai paura? - I tuoi occhi. Stellina abbassava subito gli occhi. - No! Guardami... Ecco! Codesti non son gli occhi d una donna che sia sicura di sé! - Può darsi... - si scusava Stellina timidamente. Ma perché ancora non ho compreso bene il tuo carattere e ho timore non debba farti dispiacere, senza volerlo... - O non piuttosto, - replicava Ciro, - o non piuttosto perché, dentro, la coscienza ti fa qualche rimprovero? Era un chiodo che gli stava confitto notte e giorno nel cervello.1 Aveva stabilito di non rimetter piede mai più in città, almeno fino a che l Alcozèr era in vita. Sentiva che non avrebbe potuto sostener la vista di quella mummia, la quale aveva pur veduto nell intimità notturna la donna che ora gli apparteneva; quella mummia, che poteva richiamare alla memoria le notti, in cui ella gli era stata accanto, e rinsudiciarle col pensiero. 1 Era...cervello: l antica ossessione della gelosia ritorna ora a impadronirsi del Coppa, più furiosa che mai a causa della giovane età della seconda moglie e del precedente matrimonio di lei. Egli non si limita a vigilare sulla vita di Stellina, ma vorrebbe penetrare nella sua coscienza e nel suo passato per essere certo che nessuna azione o pensiero li abbia mai macchiati. fatale che Ciro, tiranneggiato dalla sua stessa natura, non possa fare a meno di tiranneggiare le persone che gli vivono al fianco. 171