CAPITOLO VII Pepè rimase a riflettere nello studio, passeggiando. «Vediamo, vediamo... diceva a se stesso, per chiamare a raccolta le proprie forze e persuadere i nervi agitati a calmarsi. Ma nel cervello, chi sa perché, gli s accendevano guizzi di pensieri alieni;1 contraeva tutto il volto. - Per una sciocchezza!2 - esclamò alla fine, esasperato, alzando un braccio. Subito, sorpreso dalla sua stessa voce, si guardò attorno, per timore che qualcuno avesse potuto sentirlo, e fece un rapido mulinello col bastone. Non aveva paura, lui.3 Era vero però che si trovava in quel frangente - col rischio anche di lasciarci la pelle... (eh sì, tutto era possibile!) - per una sciocchezza. Poteva bene far le viste di non avere inteso quelle parole del Borrani. Che glien importava, in fondo? che c entrava lui? Ci s era messo quasi per ridere, in quell avventura, non perché avesse preso sul 1 alieni: estranei, incontrollabili. 2 Per una sciocchezza: è evidente che né Pepè né il Borrani vogliono il duello, al quale sono condotti, più che da un personale puntiglio, da un insensato codice di cavalleria e dalle ancor più insensate pressioni del Coppa. A Pepè non rimane che la sconfortata e impotente constatazione di come gli eventi si svolgano talora al di fuori di ogni effettiva possibilità di controllo da parte dell uomo. 3 Non...lui: l affermazione non registra un dato di fatto, ma tende piuttosto a esorcizzare una realtà che appare con perfetta evidenza nel passo successivo in cui il narratore, grazie all uso del discorso indiretto libero, si insinua nei panni dell Alletto. 71