LA MORTE

Amor condusse noi ad una morte.
Dante, Inferno, Canto V

Giunto di nuovo in Bretagna, Tristano deve subito accorrere in aiuto di Kaherdin per combattere contro il barone Bedalis, suo nemico. L’eroe uccide Bedalis e i suoi fratelli, ma durante lo scontro viene ferito da una lancia avvelenata. Inutili sono i rimedi dei medici e Tristano, sentendo la fine imminente, manda a chiamare Kaherdin al quale esprime il desiderio di rivedere l’amata. Kaherdin, commosso dalla preghiera del giovane, parte per la Cornovaglia; con uno stratagemma riesce a parlare a Isotta e a rivelarle i desideri dell’eroe. Isotta s’imbarca con Kaherdin, poi, quando la meta è vicina, una furiosa tempesta li trattiene al largo per molti giorni. Intanto l’eroe, sempre più indebolito dalla malattia, attende con ansia l’arrivo della nave. Egli aveva stabilito un patto con il cognato: se Kaherdin fosse riuscito a portare Isotta con sé, avrebbe dovuto issare una bandiera bianca; diversamente avrebbe dovuto issarne una nera. Il cognato aveva eseguito i suoi ordini, ma Isotta dalle Bianche Mani, che aveva spiato la conversazione fra i due, ardeva di gelosia per la rivale. Così, quando Tristano le chiede di che colore sia la vela della nave, ormai ben visibile all’orizzonte, ella per dispetto gli risponde che è nera. L’eroe precipita nella disperazione e muore, poco prima dell’arrivo di Isotta. La moglie di Marco, appresa la notizia, si reca immediatamente al castello, si corica accanto all’amato e muore anche lei di dolore. Per ordine di re Marco i due amanti vengono sepolti insieme, l’uno accanto all’altra, affinché essi, divisi nella vita, possano almeno restare uniti nella morte.