UN VERO ARTISTA una cupa mattina d inverno. Due contadini, il tarchiato Serioska e Matvéi, il custode della chiesa, sono affaccendati sul ghiaccio luccicante, sparso di neve, che occupa la superficie di un piccolo fiume, il Bistrianka. Serioska, che ha circa trent anni, le gambe corte, male in arnese, fissa il ghiaccio con un espressione di stizza. La pelliccia è corta e sembra un cane che stia compiendo la muta, tanto perde i peli a ciuffi interi. Ha tra le mani un lungo compasso. Matvéi è invece anziano e ha un bel portamento: indossa una pelliccia nuova e delle scarpe di feltro. I suoi occhi azzurri e sereni sono fissi in alto, verso la riva alta, dove si stende il villaggio. Ha in mano una pesante sbarra di ferro. E allora, vogliamo starcene a braccia conserte fino a questa sera? , Serioska spezza il silenzio, guardando nervosamente Matvéi. Vuoi darmi una mano, accidenti a te, o preferisci startene lì, senza far niente? Va bene, va bene , Matvéi mormora, senza prendersela, segna il punto Eh, segna il punto Tocca sempre a me! Devo segnare il punto, devo fare questo e quell altro. Nessuno ci pensa! Bisogna prendere la misura con il compasso, ecco quello che bisogna fare! Non ci si può mettere a rompere il ghiaccio senza prendere la misura. Avanti, prendi la misura! Usa il compasso! Matvéi riceve lo strumento da Serioska e prova a tracciare un cerchio sul ghiaccio: è goffo, calpesta la sua stessa 213