LA STREGA Stava calando la notte. Il sagrestano Saveli Ghikin era sdraiato sul suo vasto letto, nella portineria della chiesa, e non riusciva a dormire, benché di solito si addormentasse all ora delle galline. Sotto la coperta sporca, ottenuta con ritagli di stoffa di colori diversi, spuntavano i capelli rossi, ispidi, mentre all altra estremità sporgevano i piedi grandi, che non erano stati lavati da un bel po di tempo. Era in ascolto La portineria era stata ricavata nel muro di cinta e perciò la sua unica finestra guardava sui campi. E in quel momento nei campi si era scatenata un autentica guerra. Era molto difficile comprendere chi stesse cercando di eliminare qualcun altro e per quale scopo la natura si mantenesse così in agitazione, ma, a giudicare dal frastuono continuo, qualcuno se la vedeva molto brutta. Una qualche forza vincente stava rincorrendo qualcuno attraverso i campi, creava scompiglio nella foresta e sopra il tetto della chiesa, urtava con furia la finestra, spingeva e strattonava, e qualche elemento, vinto, stava gemendo Una specie di lamento si poteva sentire al di là della finestra, certe volte sul tetto, certe volte all interno della stufa. Si percepiva in esso, più che un invocazione d aiuto, una vera e propria angoscia, il sapere che era troppo tardi, che non c era via d uscita. I mucchi di neve erano stati ricoperti da una crosta di ghiaccio; gocce d acqua stillavano su di essi dai rami degli alberi, fango scuro riempiva le strade e i sentieri, mentre la neve si scioglieva. Insomma, il disgelo era incominciato, ma il cielo, durante quella notte buia, non se 299