271 Antòn Pavlovic C echov Lo zufolo Nella campagna russa di fine Ottocento si svolge uno strano dialogo fra l amministratore di un azienda agricola e un pastore. Accompagnando le parole con il suono lamentoso di uno zufolo, il pastore lamenta la corruzione e l agonia della natura. Il discorso è esteso al massimo, perché natura è veramente tutto ciò che circonda l uomo e di cui egli stesso fa parte, anche se talvolta sembra dimenticarsene. Piante, animali, acque, terra, aria, esseri umani vanno incontro alla rovina. Il pessimismo del pastore dipende forse un po dalla sua età avanzata, insofferente di cambiamenti e in disaccordo con le nuove generazioni, ma anche da fatti reali, da offese arrecate alla natura dall uomo nel tempo e dalle loro conseguenze. Si tratta, dunque, di un racconto intessuto di nostalgia e di timori per le condizioni presenti e future della Terra. Antòn Pavlovic C echov (1860-1904), medico russo, per motivi di salute trascorse una vita ritirata presso Mosca e in varie località climatiche europee. La sua ininterrotta produzione novellistica è distribuita in più raccolte di taglio umoristico (Racconti di Melpomene, 1884) o d introspezione psicologica (Racconti variopinti, 1886; All imbrunire, 1887).Tra i racconti lunghi maggiori, La steppa (1888), Il monaco nero e Il duello (1892), La signora con il cagnolino (1898). Fondamentale rimane la sua produzione drammatica, in cui spiccano Il gabbiano (1895), Zio Vania (1896), Le tre sorelle (1901) e Il giardino dei ciliegi (1903). A. P. C echov, Il giudice istruttore e altri racconti,Torino, Edisco 2001, trad. it. di S. Calzone.