121 Apollo e Dafne Q Quante volte si usa l espressione «bello come un dio! , per indicare qualche giovanotto particolarmente vigoroso e dal viso interessante? Se si vuole esagerare, poi, l espressione esatta diventa: «bello come un dio greco! . Sì, c era davvero uno di loro che non si riusciva neppure a guardare, tanto era bello: si trattava niente meno che di Apollo! Bello, da non potersi guardare. Dio della musica, della luce del sole,dell arco; figlio di Giove,protettore dei pastori e,insieme,dei lupi: un personaggio pieno di qualità. Ma soprattutto bello, appunto. E anche un po presuntuoso, come lo sono tanti belli di ogni epoca.Uno dei bersagli favoriti della sua ironia era Cup do,il piccolo dio dell amore.Se Apollo,infatti,aveva un fisico da sfilata di moda, l altro era piccolino, paffuto, con due alucce buffe, con mani grassottelle: un vero bamboccio. Apollo, orgoglioso della propria virilità, lo prendeva spesso in giro a proposito dell arco che Cup do si portava sempre dietro: «Sarebbe un arco, quello? , gli diceva, ridacchiando. «Quell aggeggio lungo due spanne sarebbe un arco, secondo te? Non colpirebbe un coniglio! Questo,guarda,è un arco! ,e mostrava il suo strumento infallibile,flessibile e robusto,che soltanto lui sapeva piegare per adattargli il nervo di bue con cui lanciava frecce velocissime e micidiali, senza mai sbagliare un colpo. Il dio dell amore subiva. Che altro poteva fare? Era un bambinetto: maligno fin che si vuole, ma pur sempre un fanciullo. Il divino Apollo lo poteva sollevare con due dita e,se Cup do avesse replicato con qualche battuta azzardata, lo avrebbe lasciato a zampettare a vuoto nell aria, umiliandolo definitivamente. Con la storia del piccolo arco, Apollo non la finiva più: lo