131 Atteone e la terribile vendetta di Diana C Ci sono molti pareri sulla caccia. Alcuni la ritengono uno sport nobile e naturale,e ricordano come gli esseri umani siano stati cacciatori per necessità durante migliaia e migliaia di anni. Altri, invece, la considerano una crudele barbarie e fanno presente che il fatto di essere stata praticata nell antichità non è una giustificazione. Nell antichità, poi, certe regioni erano teatro di vere e proprie stragi: si trattava di quelle parti del mondo dove l uomo era meno numeroso e quindi sembrava lasciare più spazio agli animali. Questi potevano riprodursi in buon numero per un certo tempo, ma, a un certo punto, arrivava una banda ben organizzata di cacciatori e per tutto ciò che aveva quattro gambe e una coda era la fine. Una di questa aree,prima beate e poi dannate,era la Beozia, una regione posta nella parte centrale della Grecia,montuosa e collinosa, coperta di boschi. Il protagonista di questa storia, un giovane baldanzoso di nome Atteone, era appunto un cacciatore accanito e appassionato. Calzava perfettamente per lui il modo di dire che recita: «L unica selvaggina buona è quella morta . Atteone, dunque, un certo giorno aveva talmente accumulato preda, che il sangue delle vittime tingeva le reti e le armi, e si sentiva nell aria l odore dolciastro della morte. Davanti a lui, ben allineati, stavano irrigiditi e privi di vita decine di cervi, di cinghiali e di caprioli, centinaia di lepri, di pernici, di conigli, di quaglie, persino di passeri, perché, quel giorno, ogni freccia aveva colto il bersaglio, ogni rete tesa tra due alberi si era gonfiata di uccelletti che si sfinivano nello sforzo di liberarsi;ogni tagliola nascosta nell erba si era chiusa con uno scatto sulla zampa di un animale in fuga.