165 Adone: la bellezza senza saggezza A Adone era giovane e bellissimo.Talmente bello, che la stessa dea dell Amore,Venere,non riusciva a distogliere gli occhi da lui. Questo, benché le prime ore di vita di Adone non fossero state poi delle migliori.Sua madre,infatti,si chiamava Mirra e,per motivi che qui non è il caso di ricordare, era stata trasformata dagli dèi nell albero che a lei deve il suo nome, proprio poco tempo prima che potesse dare alla luce questo suo figlio. Certo, per un albero partorire un bambino non è precisamente una cosa facile. E l evento si presentava quindi quanto mai difficoltoso: anche da fuori si capiva che, nel tronco ingrossato, il bambino cercava di farsi largo verso la vita, ma la madre, ormai fatta di legno e di linfa, non poteva aiutarlo, né era in grado di piangere per il dolore che di sicuro provava. Soltanto cadevano grosse gocce dai suoi rami, che avrebbero dovuto essere lacrime, ed erano invece mirra, appunto. Ma gli dèi furono benigni, e a un certo punto una fessura si aprì nel tronco che era stata sua madre, tanto che Adone poté sgusciarne fuori e riuscì a lanciare il primo vagito, quello che permette di riempire i polmoni d aria ed è un po il sigillo dell avvenuta nascita. Fu accudito dalle ninfe e unto di quella stessa mirra che gocciolava dall albero natale. Appena venuto al mondo, era già incomparabilmente più bello di qualsiasi bambino mai generato da una donna mortale: le ninfe lo appoggiarono su un prato verdissimo e non smettevano più di vezzeggiarlo, facendolo ridere e giocare, piene di amore e di ammirazione per il più bel neonato mai comparso sulla Terra. Poi crebbe, e la sua bellezza non venne meno; anzi, con l irrobustirsi delle membra, con il comparire nel suo sguardo della