231 Rinascere dalle proprie ceneri: l araba Fenice L «L Egitto è un dono del Nilo :questa è forse la prima frase che si impara a proposito di quella terra favolosa.C è sempre qualcuno che premurosamente,a questo punto,ci spiega il significato di questa affermazione. Se non ci fossero il Nilo e le sue inondazioni che fertilizzano i campi con il prezioso fango che vi depositano, l Egitto sarebbe soltanto un arroventato deserto, dove la vita degli uomini sarebbe impossibile. Un po alla volta, man mano che approfondiamo la nostra conoscenza di quel paese carico di storia, ci rendiamo conto di quanto quell affermazione sia fondata: il Nilo è una sorta di nastro verde che si dipana, sinuoso, tra il rosso cupo del deserto. Un territorio esile, nell immensità del Sahara, ma capace da migliaia di anni di segnare il destino di quella civiltà. Poiché le grandi piramidi sono poco lontane dalle sue acque; poiché i templi e le regge sorgono spesso proprio sulle sue rive; poiché anche le città attuali e i paesi odierni sfruttano le benefiche inondazioni, finiamo per convincerci che la vita, in quella terra infuocata, sia presente soltanto tra le palme e le canne del grande fiume. Si arriva a credere che, lontano da esso, nella profondità del deserto, nella solitudine della desolazione di pietre e di sabbie che lo compongono,nelle centinaia e centinaia di chilometri costituiti soltanto di roccia e di sole, nulla e nessuno possano condurre una qualche esistenza. Eppure, molte voci circolavano nell antichità sulla presenza di una creatura di grandi dimensioni che si aggirava nei luoghi più inospitali degli altipiani,da sempre spazzati dal ghibli,il vento che prosciuga anche l anima delle sue vittime, e sotto i cui sassi si annidavano, silenziosi e mortali, gli scorpioni. Al riparo della dolce ombra dei sicomori e dei palmeti, sulle barche dondolate