103 Emmanuelle Laborit Il silenzio delle bambole La piccola Emmanuelle è sordomuta in forma grave e irreversibile. Si sforza di farsi capire, ma riesce solo ad emettere acuti suoni incomprensibili, come i gridi di un gabbiano. Un muro la separa dagli altri, relegandola in un isolamento profondo. Per anni riesce a comunicare soltanto con la madre, con un linguaggio fatto di gesti e di espressioni, secondo un codice personale ed istintivo. La bambina è sensibile e intelligente, ma il silenzio cui è costretta e da cui è circondata accentua la sua solitudine.Terribile è il buio di chi non vede, e altrettanto lo è l incomunicabilità per i non udenti. Ma, a sette anni, Emmanuelle impara il linguaggio dei segni, qualcosa che sino a quel momento le è stato precluso. Per lei è la salvezza. Recupera il tempo perduto, apprendendo e studiando, sino al conseguimento della laurea; e, anche in seguito, continua a battersi per difendere i suoi diritti e quelli di tutti coloro che soffrono del suo stesso handicap. Il racconto fa parte della sua autobiografia: è il momento in cui la piccola Emmanuelle, dopo la scoperta della sordità, prende coscienza di sé e degli altri, e prova stupore e paura per la propria diversità. Emmanuelle Laborit (1972), francese di origine, sordomuta dalla nascita, è figlia di uno psichiatra e nipote del grande biologo e scrittore Henry Laborit (1914-1995). Attrice teatrale di talento, nel 1993 ha vinto il premio Molière, ambìto riconoscimento della critica. Nel 1994 ha pubblicato la sua autobiografia, Il grido del gabbiano, scritta insieme a Marie-Thérèse Cuny, un libro che ha commosso la Francia e il mondo. Recentemente è stata protagonista del film Marianna Ucrìa, tratto dall omonimo romanzo di Dacia Maraini (1936). E. Laborit, Il grido del gabbiano, Milano, Rizzoli 2000, trad. it. di A. Dell Orto.