157 Saint Clair McKelway Un suffisso per uccelli La lingua giapponese, almeno per molti stranieri (tutto è relativo), è estremamente difficile. In effetti, c è chi la giudica piuttosto strana. Forse, è anche e soprattutto una questione di cultura e mentalità diverse. L argomento delle differenze cultural-linguistiche fra popoli è originale e interessante, ma trattato qui, sul piano narrativo, in modo da far sorridere. Il racconto, infatti, in cui vengono esasperati alcuni particolari della trama, riesce a divertire. E anche i protagonisti risultano piacevoli, nella loro assoluta diversità: un bizzarro professore giapponese, paziente e gentile, ma non privo di una certa involontaria ironia; e un altrettanto insolito (dipende dai punti di vista) allievo americano, un po prevenuto, ma volonteroso, che tenta d imparare in fretta e bene almeno i primi rudimenti della lingua nipponica, con risultati che lasciamo giudicare a voi. Saint Clair McKelway (1905), statunitense, per molti anni assiduo e apprezzato collaboratore del New Yorker, una delle riviste più sofisticate del mondo, vi ha pubblicato decine di novelle. Ricco d inventiva e di esperienza umana, dotato di humour essenziale e graffiante, ha esercitato un tipo di satira pungente, ma mai offensiva, anche quando i temi erano delicati, come le differenze culturali fra i popoli. davvero un peccato che ancora oggi non sia reperibile in italiano una raccolta della sua produzione narrativa, in particolare di quella contraddistinta da un umorismo rarefatto e quasi surreale, come il racconto Un suffisso per uccelli. St. C. McKelway, in Umoristi del Novecento, Milano, Garzanti 1959, trad. it. di E. Cerrai.