280 DI FRONTE ALLA DIVERSIT Mary Shelley Frankenstein Lo scienziato Frankenstein, servendosi di parti anatomiche sottratte a vari cadaveri, costruisce una creatura da incubo, cui riesce misteriosamente a infondere la scintilla della vita. Il povero mostro è capostipite di tanti suoi simili letterari e cinematografici, ma, a differenza degli altri, è più patetico che tremendo, disumano solo alla fine del romanzo, e proprio per il desiderio eccessivo di essere considerato umano. Le sue parole occupano qui il centro della narrazione e ne pervadono il doloroso finale. Il mostro, insomma, è una creatura razionale e, purtroppo per lui, anche dotato di sentimenti e di estrema sensibilità. Non ha colpe, se è diverso come nascita, avvenuta con un esperimento, in maniera artificiale, se è diverso come aspetto, se rappresenta uno shock e l immagine di un fallimento per il suo creatore. Eppure, questo essere innocente e senza nome, che esce dal laboratorio e si avventura barcollando nella società dei normali , è condannato a essere visto e aborrito, ridotto ad apparizione orrenda, di cui si desidera unicamente la scomparsa. Mary Wollstonecraft Godwin Shelley (1797-1851), scrittrice inglese, moglie del poeta Percy Bysshe Shelley (1792-1822), fu autrice di vari romanzi, fra cui L ultimo uomo (1826), ma è ricordata in particolare per Frankenstein o il Prometeo moderno, pubblicato anonimo nel 1818 e poi, firmato e con qualche cambiamento, nel 1831. Il libro è un fortunato racconto dell orrore, variamente ripreso sino ad oggi in ambito teatrale, cinematografico e fumettistico. I personaggi dell umanissimo mostro e dello scienziato suo creatore erano nati nel 1816, quando l autrice, durante una cupa notte temporalesca, aveva preso parte a una competizione letteraria fra amici, basata su argomenti terrificanti. M. Shelley, Frankenstein ossia Il moderno Prometeo, Milano, Mondadori 2000, trad. it. di C. Zanolli e L. Caretti.