José Mar a Arguedas LA TENUTA Il capolavoro di Arguedas, I fiumi profondi, propone la dimensione autobiografica come chiave interpretativa e rende con fantasia e tenerezza la mentalità e la sensibilità degli indios peruviani. Il protagonista e narratore in prima persona, il giovanissimo Ernesto, viene visto nella sua formazione attraverso una serie di prove decisive. figlio di bianchi, ma, orfano di madre, trascorre i primi anni in una comunità india. Durante un lungo viaggio con il padre, il ragazzo prende coscienza di come in Per vivano in contatto continuo due popoli con diverse concezioni della vita: da una parte i bianchi, in particolare la classe dei grandi proprietari terrieri; dall altra gli indigeni, già conquistati in passato con l inganno e la violenza. Il sistema economico e sociale che ne deriva conosce solo padroni e schiavi. Nel racconto che segue è descritto il momento in cui le peregrinazioni di Ernesto e del padre s interrompono ad Abancay, località andina circondata appunto dalle terre de La tenuta. L etnologo, saggista e narratore José Mar a Arguedas (1911-1969) nacque nella provincia di Apur mac, sull altopiano andino. Cresciuto in una comunità di indios discendenti dalle popolazioni incaiche, imparò prima il quechua, il loro idioma, e solo in seguito lo spagnolo, come una lingua straniera. Visse di persona il trauma dello scontro fra due universi culturali divisi e inconciliabili: la civiltà degli eredi dei conquistatori bianchi, quella dominante, e l anima primitiva degli indigeni, costretta alla sottomissione o alla scomparsa. Con eccezionale forza narrativa fu interprete delle popolazioni indie in tutta la sua produzione narrativa. Ai racconti (Acqua, 1935; Diamanti e pietre focaie, 1954; Amore mondo, 1967) si alternarono romanzi (Festa di sangue, 1941; I fiumi profondi, 1958; Ogni sangue, 1964) e testi narrativi (Il Sesto, 1961; L agonia di Rasu iti, 1962), in cui tradusse le sue drammatiche esperienze e registrò la dolorosa perdita d identità culturale degli indios. da J.M. Arguedas, I fiumi profondi, Torino, Einaudi, 1971, trad. it. di U. Bonetti. 243