Horacio Quiroga TANTA FATICA PER NULLA In questo apologo, in parte autobiografico, sull inutilità dell agire umano, si narra della lotta logorante di un funzionario statale, nella selva, contro le avversità naturali, nell inconsapevole attesa di un gesto quasi eroico. La trama prende spunto da un evento banale: una trascuratezza burocratica, cui il protagonista ritiene di dover porre assolutamente rimedio. Per contrasto, tuttavia, una specie di epopea personale ingigantisce la modesta situazione di partenza e la trasforma in una storia di avventura tragicomica, prima della conclusione a sorpresa. Ma il significato potrebbe anche consistere in una lezione morale: persino dalle azioni più comuni possono scaturire gesta incredibili; e il vero successo, quello interiore, non dipende dall esito finale. Il più famoso narratore rioplatense, Horacio Quiroga (1878-1937), uruguayano di nascita, ma vissuto quasi sempre in Argentina, aggregatosi come fotografo a una spedizione scientifica nelle terre di frontiera, pensò di aver trovato il suo vero mondo nelle foreste. Nella selva presso Misiones si stabilì, infatti, per anni, scrivendo più di duecento racconti, che spediva a periodici della capitale. Dalla sua esistenza infelice, tormentata e chiusa con il suicidio, provengono l aspro pessimismo e il ricorrente, ossessivo senso di violenza e di morte. Pubblicò Il delitto dell altro (1904); I perseguitati (1905), racconto lungo su un caso psichiatrico; I racconti della selva (1916); Racconti d amore, di pazzia e di morte (1917); Il selvaggio (1920); Il deserto (1924); La gallina decollata e altri racconti (1925); Gli esiliati (1926), il suo libro più organico e riuscito, una raccolta di racconti in cui è inserito Il tetto d incenso; e Più là (1934). da H. Quiroga, Il tetto d incenso, Palermo, Sellerio, 1998, trad. it. di E. Londero. 283