Giorgio van Straten IL SILENZIO DEGLI ANNI Tornare al paese dove si è trascorso l infanzia per cercare il senso della propria vita. questo un tema costante nella narrativa del Novecento ma qui l autore introduce un interessante variante: il protagonista torna per cercare un vecchio libro letto durante l adolescenza e rimasto poi nella casa dei genitori; ma torna anche per trovare l uomo che aveva il bar all angolo della piazza e che al ragazzo di allora sembrava l adulto che sa tutto, l uomo a cui fare riferimento quando i problemi dell età diventavano troppo complessi per essere esaminati dalla mente inesperta di un adolescente. Il libro è al centro di tutto. La storia che contiene è stata a lungo una promessa, un sogno impossibile, una speranza: restare con una mente da bambino anche quando gli anni finiscono per costruire intorno a noi un corpo da adulto. Al protagonista il ricordo di quella storia letta ormai in un tempo lontano è rimasto anche come un rimprovero poiché si accorge bene che la sua mente è cambiata, che nulla più ricorda in lui il bambino che è stato. Nulla tranne il ricordo di quel libro e dell uomo del bar all angolo della piazza , appunto. Tornando, il primo è al suo posto, nella vecchia casa quasi abbandonata, ma il secondo non c è più, trasportato altrove dagli anni trascorsi, dal suo destino. Il protagonista non si oppone al tempo: ne è stato vinto ormai da troppi anni. Si accontenta di lasciare un pegno al suo passato, proprio quel romanzo, e rinunciare a un altra porzione di quell illusione d immortalità che, come tutti, aveva sognato da bambino. Giorgio van Straten (nato a Firenze nel 1955 da antica famiglia ebrea di origine olandese) ha esordito nel 1987 con Generazione e si è poi affermato con opere come Hai sbagliato foresta (1989), Ritmi per il nostro ballo (1992), Corruzione (1995), Il mio nome a memoria (2000). traduttore dall inglese e studioso di problemi ebraici. da Giorgio van Straten, Hai sbagliato foresta, Milano, Garzanti, 1989 121